Lazzaro 22 agosto 2019
Rifiuti illegalmente smaltiti dall’ANAS, perché tanto clamore per un singolo caso?
E’ proprio vero, se non succede l’evento non se parla. Lo stesso vale per la pericolosità della Ss 106: se non succede il grave incidente stradale non se ne parla, sebbene rischi e pericoli educatamente continuano a rimanere al loro posto.
Con riferimento al singolo caso venuto alla ribalta in questi giorni riguardante lo smaltimento illegale di rifiuti da parte di alcuni dipendenti ANAS, che ha suscitato vasta eco tra gli Organi d’informazione dobbiamo dire che questa associazione nelle varie richieste/segnalazioni d’intervento ha ripetutamente sottolineato quanto sancito al punto 23 del parere della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che in data 23 luglio 2007 si è determinata sul progetto relativo al Megalotto 5, Reggio/Melito, ovvero realizzare tra l’altro interventi di compensazione ambientale a cominciare dalla bonifica delle discariche abusive attualmente presenti nelle e lungo le fiumare. Interventi da eseguirsi a carico dell’ANAS e non dei Comuni. Da ciò si evince chiaramente le responsabilità a carico dell’ANAS che da anni sversa rifiuti nei torrenti e ciò trova conferma quanto sancito al punto 23 e da noi da sempre sottolineato e non tenuto in considerazione.
Per ultimo lo scorso 21 luglio abbiamo inviato una segnalazione all’Direzione Generale dell’ANAS e al coordinamento Territoriale Calabria, al presidente e all’Assessore alle Infrastrutture della regione Calabria, al Comune di Reggio Calabria, al Sindaco della Città metropolitana di Reggio Calabria, al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e al Prefetto di Reggio Calabria, riguardante la pulizia di un tratto di sss 106 compreso tra la rotatoria di Pellaro Lume e la rotatoria impropriamente chiamata della Coca Cola, evidenziando tra l’altro che nel pulire la piattaforma stradale ANAS da acque e da rifiuti provenienti da aree urbanizzate e dal vicino distributore stradale di carburanti sito al km 13, l’ANAS e la ex provincia di Reggio Calabria, oggi città Metropolitana nell’indicare nel formulario di identificazione il codice di riferimento “sabbia” sbagliano perché si tratta di rifiuti di provenienza urbana e da piattaforme potenzialmente inquinate, quindi vanno caratterizzati e smaltite col codice appropriato, diversamente l’impianto di destinazione finale che riceve i rifiuti non li accetta.
Orbene il testo unico sull’ambiente prevede che il trasporto dei rifiuti deve essere accompagnato dai formulari di identificazione, ma ciò in sede di controllo non è sufficiente in quanto va riscontrata la quantità di rifiuti prodotti dai lavori non soltanto attraverso i formulari di identificazione, ma attraverso la regolare attestazione nel registro di contabilità, nel libretto delle misure e nei SAL.
Fermo restando che questa associazione condanna fermamente l’azione in questione posta in essere da alcuni dipendenti dell’ANAS ritiene che le responsabilità vanno ripartite a carico anche di altri Enti e Organi di controllo del Territorio. Per fortuna che in questa ultima ipotesi da quello che riportano le notizie di stampa c’è la Magistratura che farà luce sul fatto di oggi e speriamo anche sulle responsabilità degli anni passati
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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