Per la prima volta in assoluto vi possiamo far vedere il colpo d’occhio di tutti i mosaici della villa romana di Negrar ripuliti, scavati, scoperti da tutti i teloni e anche appena inumiditi dalla pioggia tra le vigne della Valpolicella. Niente di meglio per poter apprezzare gli elegantissimi disegni geometrici e soprattutto i colori delle tessere di ben quattro ambienti musivi, tre dei quali erano originariamente aperti su un portico, che a sua volta dava sullo spazio aperto che evidentemente era un giardino.
Siamo dal primo quarto del III secolo d.C. fino a tutto il IV secolo, almeno secondo i dati stilistici del tesselato, che unisce decine di migliaia di tessere da 1 centimetro e mezzo:
ci sono praticamente tutte le tipologie dei marmi e della pregiata pietra del veronese, a testimonianza della ricchezza e del gusto dei proprietari.
Gli scavi confermano che la villa aveva una ricca decorazione parietale: strati di intonaco dipinto a tempera di rosso, azzurro, verde e giallo.
Ora in mezzo alle vigne si cerca la storia della villa stessa e di quello che produceva in questo ricco territorio
Sotto gli occhi della professoressa Patrizia Basso, dell’università di Verona, si cerca il praefurnium, ossia l’ambiente di servizio che serviva per riscaldare l’impianto termale, attraverso ipocausto e tubuli. La villa di Negrar ha mostrato di avere ampie zone per questi scopi, come l’impressionante vasca semicircolare che ha dimensioni veramente imponenti. La ricchezza della villa, d’altronde, è evidente anche dagli elaborati capitelli recuperati, dai motivi ornamentali complessi. Nella parte meridionale, intanto, emergono strutture medievali. Indagate ci racconteranno la fine della villa stessa, e qualcosa del primo medioevo di questa vallata posta su una diramazione di quella che fu la via Claudia – Augusta
Mentre la campagna di scavo 2021 va avanti, possiamo tornare alle Tre Cortesele, e alle geometrie complicate dei suoi mosaici.
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