La profezia, che abbiamo udita, si colloca nel periodo lunghissimo della seconda deportazione del popolo ebraico in Babilonia; 70 anni, tre generazioni, se leggessimo il tempo con la durata della vita di allora forse quattro. L'esilio, la deportazione di diecimila abitanti di Gerusalemme, condotti lontano dalla loro terra, la frustrazione, il dolore potevano spegnere, come avvenne, la speranza di un popolo. Ezechiele è uno dei tre profeti del tempo dell'esilio insieme con Isaia e Daniele. Il nome Ezechiele significa “Dio è forte” oppure “Dio fortifica”, “Dio ti rende forte”. La forza di Ezechiele, che fu rapito e deportato quando aveva 25 anni e che cominciò a 30 anni a parlare in nome di Dio, è esattamente ascoltare la parola e porla nel cuore, l'ultimo comando che la presenza Divina impone a questo giovane. Egli condivideva con il suo popolo un destino doloroso, ma la sua parola profetica si rivolgerà a quanti si trovavano vicino al luogo dove lui era, insieme agli altri deportati, e raggiungerà allo stesso tempo, in maniera misteriosa, anche quanti erano rimasti a Gerusalemme. Questa sera, nella nostra preghiera accogliamo con affetto il nipote di Shahbaz Bhatti, David. Shahbaz Bhatti, Ministro delle MInoranze del governo Pakistano, ucciso da terroristi nel 2011, era un uomo che ha comunicato speranza in una situazione complessa amando certamente i figli del Vangelo, ma incontrando anche tutti gli altri credenti, cercando di offrire alle minoranze una visione di pace.
0:00 Preghiera con la Comunità di Sant'Egidio
6:54 Lettura dal libro del profeta Ezechiele (Ez 3, 1-11)
9:34 Commento sul libro del profeta Ezechiele
Dal libro del profeta Ezechiele
(Ez 3, 1-11)
Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele". Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', rècati alla casa d'Israele e riferisci loro le mie parole, poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua oscura, ma alla casa d'Israele: non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua oscura, dei quali tu non comprendi le parole; se ti avessi inviato a popoli simili, ti avrebbero ascoltato, ma la casa d'Israele non vuole ascoltare te, perché non vuole ascoltare me: tutta la casa d'Israele è di fronte dura e di cuore ostinato. Ecco, io ti do una faccia indurita quanto la loro faccia e una fronte dura quanto la loro fronte. Ho reso la tua fronte come diamante, più dura della selce. Non li temere, non impressionarti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico ascoltale con gli orecchi e accoglile nel cuore: poi va', rècati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Ascoltino o non ascoltino, dirai: "Così dice il Signore"".
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