Gesù, pieno di Spirito Santo, fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Strana scelta. Dopo aver ricevuto lo Spirito al fiume Giordano e investito della Sua missione, anziché partire con grande decisione per l’evangelizzazione, si ritira nel deserto per lottare col demonio. Nelle Scritture il deserto è considerato il luogo abitato dal demonio. Andare nel deserto vuol dire entrare in battaglia. Diversamente da noi che fuggiamo la lotta.
Anche Adamo ed Eva cominciano la loro esperienza umana proprio con la tentazione e il popolo di Israele, prima di entrare nella terra promessa, passa quarant’anni nel deserto, in mezzo a prove di vario genere. Per Gesù quei quaranta giorni non furono tempo di luminoso intrattenimento col Padre, ma scontro col demonio in un luogo desolato e arido. Questo è il primo insegnamento di Gesù: la vita è una traversata del deserto, dove ogni giorno c’è da fare i conti col demonio. Il demonio esiste ed è interessato a noi. Prendere coscienza di questo è la prima lezione della quaresima. La vita è lotta tra noi e lui.
Tutte le tentazioni del demonio riguardano la missione di Gesù. Il Messia non è venuto ad eliminare il male dal mondo, che si trova in una situazione sociale degradata; non è venuto a liberare la sua terra dalla dominazione dei Romani nel silenzio di Dio. Questo è il programma che il demonio fa brillare davanti agli occhi di Gesù perché lo realizzi, riducendo la sua azione messianica e la sua missione di salvezza alle cose materiali. In definitiva il demonio gli propone, al posto del programma del Padre che è di morire sulla croce, un programma di riuscita umana del suo apostolato. Lo devia verso un cammino apparentemente più facile, più vigoroso, più trionfale.
Nella prima tentazione gli propone un messianismo taumaturgico: “Se sei Figlio di Dio, fa che queste pietre diventino pane!”. La tentazione è che il cammino che porta alla croce devii verso un cammino di trionfo. A questa proposta del demonio Gesù risponde con la Parola di Dio: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. La Parola che esce dalla bocca di Dio è Gesù, il Messia che è l’alimento, il Pane di vita, il Pane Eucaristico. La risposta al demonio è nel vangelo di Giovanni al Cap. VI.
La seconda tentazione, simile alla prima: “Sul pinnacolo del tempio gli disse: se sei Figlio di Dio, buttati giù e gli angeli ti sorreggeranno con le loro mani”. La logica demoniaca è menzognera. Gesù quando parla del demonio lo definisce “padre della menzogna” (Gv 8,44). Non padre della violenza, ma della menzogna. Propone cose assurde sapendo di mentire. I giudei aspettavano un messia che venisse dal cielo in maniera prodigiosa. La risposta di Gesù è: “Non tentare il Signore Dio tuo!”. Ciò che il demonio propone è tentare Dio. Il demonio tenta l’uomo, intralciando il cammino della evangelizzazione e redenzione. Il demonio propone sempre di separare l’uomo dalla volontà di Dio, presentandola come un pericolo per la propria volontà. Questo è tentare Dio.
Il demonio lo tenta per la terza volta, sapendo che la speranza del popolo giudaico era che il regno messianico dovesse concludersi con un regno universale senza limiti: “Lo portò su un monte altissimo e gli mostrò i regni del mondo e la loro gloria”. Fece brillare dinanzi a lui lo splendore della gloria terrena dicendogli: “Tutte queste cose ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. La risposta di Gesù è netta e definitiva: “Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo”. Tutta l’opera del Messia sarà adorazione e servizio al Padre fino al compimento della sua volontà: “Io faccio sempre ciò che a lui piace”. Gesù è sempre attento alla volontà del Padre e al suo servizio. Come risultato di questo Gesù potrà dire: “Mi ha dato ogni potere in cielo e in terra”.
Il demonio tenta sempre presentando le medesime prospettive, perché è intelligente e costante e, una volta o l’altra, riuscirà a far deviare dal giusto cammino.
“Allora il diavolo lo lasciò e gli si accostarono gli angeli e lo servivano”. Dolcissima immagine: gli angeli pronti a servire il Messia che viene. Lo servono, perché lui ha servito il Padre. Sono fedeli e capaci servitori dell’opera di redenzione: servire Cristo e la Chiesa.
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