Si celebra oggi la festa dei santi Pietro e Paolo, due pilastri della Chiesa di Roma, volti di una comunità cristiana fondata su Cristo, che ne rappresenta il principio di unità, ma aperta al mondo intero. Secondo i racconti evangelici Pietro era fratello di Andrea (nel quale si riconosce la Chiesa orientale e per questo a Roma oggi, come da tradizione, è presente una delegazione ortodossa del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) e aveva incontrato Gesù sul lago di Galilea, rimanendo con lui fino alla fine. La sua autorevolezza è chiara nei Vangeli, così come la sua debolezza, che lo porta a rinnegare Gesù per poi offrire però la propria vita per il Risorto. Paolo, originario di Tarso, invece, era un persecutore dei cristiani quando sulla via per Damasco incontrò Cristo. Dopo la conversione divenne araldo dell’universalità del messaggio di Cristo. Sia Pietro che Paolo morirono martiri a Roma tra il 64 e il 67. Stamattina il Papa presiederà la Messa per i patroni di Roma in San Pietro alle 9.30. A spiegare il senso attuale della celebrazione di questa festa è il cardinale Mauro Gambetti, francescano conventuale, arciprete della Basilica vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro.
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