All’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento ricorre il problema della non sufficiente disponibilità delle sale operatorie, con tutte le conseguenze che ne derivano. Il servizio di Angelo Ruoppolo.
Egregio dottor Mario Zappia: recentemente si è scritto dalla parte del personale dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento che lei dirige, pubblicando alcune rivendicazioni sindacali, sollevate, nel caso specifico, dalla Cisl Funzione Pubblica. Lei ha letto, ascoltato, e poi ha ritenuto opportuno diffondere un suo intervento, ovviamente pubblicato dalla stampa. Allo stesso modo adesso si scrive dalla parte degli utenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento, e sarebbe altrettanto gradito e utile un suo successivo intervento a fronte di alcuni problemi che, purtroppo, spesso sono legati alla sopravvivenza delle persone. Dunque, alcune domande: dottor Zappia, perché prima della pandemia covid il reparto Urologia dell’ospedale di Agrigento aveva a disposizione la sala operatoria tre volte alla settimana, e oggi invece, trascorsa la pandemia, l’Urologia ha la possibilità di operare una sola volta alla settimana, il lunedì? Durante la pandemia ci si è giustificati opponendo la carenza di anestesisti, impegnati a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Ok. Adesso è trascorsa la pandemia, il 31 marzo cessa l’emergenza, gli anestesisti non mancano, ma la sala operatoria è disponibile ancora solo il lunedì perchè – è stato spiegato – adesso mancano gli infermieri. Davvero è possibile? Durante i due anni della pandemia sono stati assunti in Sicilia, a tempo determinato, centinaia se non migliaia di infermieri. L’assessore Razza ha appena prorogato i contratti fino al prossimo 31 dicembre. Nelle corsie vi sono tanti infermieri. E allora, altra domanda, perché mancherebbero gli infermieri per le sale operatorie? Dottor Zappia, scusi ancora: lei è sicuramente al corrente che al reparto di Urologia dell’ospedale di Agrigento si trasferiscono pazienti da Canicattì, da Licata, da Sciacca e da tutti i paesi intorno alle tre città. E anche da Caltanissetta e da Gela altrettanti pazienti viaggiano verso Agrigento dove, riecco il problema, la sala operatoria è disponibile solo un giorno alla settimana, il lunedì. Ovviamente è il caos, il disastro. Al momento sono in lista d’attesa complessivamente oltre mille interventi, alcuni dal 2017, compresa almeno una cinquantina di casi di tumore urologico. Si tratta quindi di persone afflitte non solo da patologie più o meno ordinarie ma anche patologie ben più gravi, neoplasie, tumori a rene, vescica, testicoli e prostata.Ecco perché, come è stato già scritto, si tratta di problemi spesso legati alla sopravvivenza delle persone. Perché nella maggior parte dei casi in cui il tumore è operabile, intervenire subito e radicalmente è l’unica soluzione salva vita, non esiste un’alternativa. Purtroppo ad Agrigento accade che l’alternativa, quindi l’attesa, è imposta dalle circostanze: si opera solo il lunedì. E quindi coloro che hanno un portafogli più pesante emigrano in altri ospedali dove, come è regola e non eccezione, si opera tutti i giorni. Gli altri si arrangiano: l’intervento è necessario, prima possibile, ma altri, nelle stesse condizioni, sono in attesa, uno prima dell’altro. Nel frattempo il tumore non attende al palo, il tumore avanza. Punto. Non serve dilungarsi sulle conseguenze. E dunque, in conclusione, dottor Zappia, quando sarà possibile restituire almeno i tre giorni alla settimana di sala operatoria al reparto Urologia, così come è stato prima della primavera del 2020? Quando? Risponda per favore, anche per confortare tanti malati. Tra parentesi: la prossima Pasquetta è lunedì, poi il 25 aprile è lunedì. I pazienti più gravi saranno invitati a godersi le festività per due settimane, e poi se ne parla?
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