Siamo abituati a sentir parlare di carcere, condanne, penalità in occasione di gravi fatti di cronaca capaci di suscitare allarme e reazione sociale.
In altri termini, si evoca il carcere quando ci si attende una risposta forte da parte dell’Istituzioni rnei confronti di chi ha commesso il reato.
Si fa un gran discutere di bisogno di carcere, di certezza della pena, di carcere duro a fronte, purtroppo, di uno scarso livello di attenzione nei confronti delle pratiche che concretamente fanno parte della penalità.
Ma quali sono gli obiettivi che ci si pone nella misura in cui si chiudono delle persone all’interno di un luogo limitandone le loro interazioni sociali?
Troppo spesso chi esprime giudizi o valutazioni lo fa sulla base di stereotipi senza avere un idea precisa di quello che dice.
Giovedì 2 febbraio proveremo a fare un esperimento differente. Cercheremo di parlare di carcere con una persona che ne ha fatto esperienza gestionale diretta con l’idea di ragionare su quelle che possono essere le sinergie virtuose e generatrici tra carcere e territorio.
Alle ore 17.00 Massimo Ferrarini, giornalista indipendente e imprenditore, intervisterà Cosima Buccoliero, dirigente penitenziaria.
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