“L’annuncio di speranza non va tenuto confinato in recinti sacri, ma va portato a tutti”. Lo ribadisce don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Cei, per il quale “vivere la Pasqua significa essere cristiani che consolano, che portano i pesi gli uni degli altri, che incoraggiano, che non si stancano di annunciare e di testimoniare una vita che non muore”.
Facendo riferimento all’invito del Risorto ai discepoli a recarsi in Galilea, don Maffeis ricorda che “la Galilea è il luogo che richiama la vita quotidiana, la famiglia, il lavoro, come a dire che se la speranza non incrocia la vita di ogni giorno è destinata a rimanere un’idea sterile”. Non solo: la Galilea è anche con "il luogo dei ricordi”, spiega il sottosegretario della Cei sottolineando che “in fondo ognuno di noi ha la propria Galilea, che coincide con ciò che l’ha segnato nella vita, con gli incontri che l’hanno arricchita”, donando a ciascuno una direzione precisa”. “Specie nei momenti di difficoltà, di prova, di crisi come quello che stiamo attraversando – conclude - è decisivo tornare con la memoria del cuore a questa sorgente, che ha il volto delle persone amate”.
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