Dal Cavaliere Attilio DE LISA (Comune di Sanza – diocesi di Teggiano-Policastro 2024) che lavora come dipendente di ruolo Infermiere Professionista presso la Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Sapri all’Ufficio Valutazione e Performance Presidio Ospedaliero dell’Immacolata di Sapri-Distretto Sanitario 71 Sapri/Camerota.
Nella Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, che ricorre il 12 marzo di ogni anno, si deve ribadire l’importanza del rispetto nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario, che opera tutti i giorni sul campo per garantire in primo luogo il diritto alla salute. Aggredirlo verbalmente e fisicamente è un reato, e un atto di inciviltà, che va contro l’interesse della popolazione. Ricordiamo che la violenza sul luogo di lavoro è ormai universalmente riconosciuta come un Quotidianamente salgono all’attenzione della cronaca notizie di aggressioni nei confronti di operatori sanitari che, in alcuni casi, si concludono tragicamente e si verificano situazioni ed episodi dove il personale sanitario e in particolare chi è impegnato nei servizi di emergenza e urgenza (Pronto Soccorso), nei servizi di continuità assistenziale (ex Guardia medica) o di salute mentale ecc… è oggetto di azioni violente (come schiaffi, sputi, graffi, lancio di oggetti) e frasi denigratorie e minacciose.importante problema di salute pubblica nel mondo.
Nell’ambito della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, l’Inail analizza gli infortuni lavorativi che derivano da aggressioni e minacce. Con una media di 2.500 casi annuali registrati nel settore della sanità e assistenza sociale, gli infortunati sono per quasi tre quarti donne, con il 64% accertato all’interno degli ospedali e delle case di cura, e l’80% nelle strutture di assistenza sociale. Particolarmente presi di mira gli infermieri, per i quali le aggressioni subite sarebbero circa 5.000 in un anno (spesso quelle verbali non sono denunciate), 13-14 al giorno in media. Ma le mancate denunce e gli episodi non rilevati attestano che il numero è sottostimato e in realtà le violenze, sia verbali sia fisiche, sono almeno 10-15 volte di più.
Infermieri e Oss le categorie più colpite
Tecnici della salute: questa la categoria più colpita, in cui sono concentrati più di un terzo del totale dei casi. Si tratta in prevalenza di infermieri, ma anche di educatori professionali, di prassi impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani presso le strutture sanitarie o socio-educative. A seguire, con il 25% dei casi, sono gli operatori socio sanitari delle “professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali” e con il 15% le “professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati”, in particolar modo operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccati, con il 5% dei casi di aggressione in sanità, la categoria professionale dei medici, che – è opportuno precisarlo – non comprende all’interno dell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti.
Cavaliere Attilio DE LISA
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