Il servizio di Angelo Ruoppolo ( [ Ссылка ] ) Teleacras Agrigento del 22 maggio 2013.
Le grinfie di Cosa nostra sulla metanizzazione in Sicilia. Maxi sequestro di beni, per 48 milioni di euro, della Guardia di Finanza e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Ecco il testo :
La mafia viaggia a metano. Le grinfie della piovra avrebbero afferrato gli appalti per la metanizzazione in Sicilia. La Guardia di Finanza e la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo hanno sequestrato un patrimonio di circa 48 milioni di euro. Societa', attivita' commerciali, immobili di pregio e disponibilita' finanziarie sono state attratte nel vortice delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto, Vittorio Teresi, e dal sostituto, Dario Scaletta. Si tratterebbe di un maxi business risalente nel tempo. L' inchiesta cita Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro, che si sarebbero infiltrati negli affari di un gruppo imprenditoriale, la Gas Spa, che, tra gli anni 80 e 90, si e' occupata della metanizzazione di diverse aree del territorio siciliano. Il gruppo e' stato costituito da un funzionario regionale, Ezio Brancato, grazie all'investimento di ingenti risorse finanziarie di dubbia origine. Poi, dopo la nascita, la creatura si e' sviluppata e fortificata con la protezione della mafia e con gli appoggi politici. Tra gli sponsor della politica vi sarebbe stato, in primis, l' ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino. Il gruppo avrebbe ottenuto cosi' ben 72 concessioni per la conduzione del gas metano in Comuni della Sicilia e anche dell' Abruzzo . E i lavori sarebbero stati spesso affidati in sub appalto ad imprese contigue alla mafia. Socio occulto di Ezio Brancato sarebbe stato lo stesso Vito Ciancimino, e le quote azionarie sarebbero state divise tra Brancato e il tributarista Giovanni Lapis, gia' arrestato e condannato per avere riciclato nel gruppo una parte del tesoro di Ciancimino. Fiamme gialle e magistrati si sono avvalsi delle dichiarazioni di pentiti come Giovanni Brusca, Vincenzo Ferro, e Antonino Giuffre', e poi del contenuto di alcuni pizzini sequestrati. Al setaccio sono state decine di contratti di appalto e sub appalto per l'esecuzione di opere di metanizzazione. Il fondatore del gruppo, Ezio Brancato, e' morto nel 2000, e nella gestione e' subentrata la famiglia. Poi, nel 2004, l'intero pacchetto azionario e il patrimonio delle societa' sono stati ceduti per 115 milioni di euro a una holding spagnola, la Gas natural, e cio' avrebbe consentito agli eredi del fondatore di ripulire gli ingenti proventi acquisiti grazie al sostegno di Cosa Nostra. Sarebbero state cosi' costituite nuove societa', avviate fiorenti attivita' commerciali, acquistati beni immobili, tra locali commerciali, appartamenti, ville e case di pregio, oltre alle disponibilita' bancarie. Adesso, il sequestro, a carico degli eredi di Brancato, la moglie Maria D'Anna, 67 anni, e le figlie, Monia di 34 anni, e Antonella di 31 anni.
Ruoppolo Teleacras - La mafia viaggia a metano
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