Ci lascia a 93 anni uno degli scrittori italiani più amati del nostro tempo; Andrea Camilleri è morto per un arresto cardiaco nell’ospedale Santo Spirito di Roma. Il papà del commissario Montalbano, con il suo stile colto e un po’ beffardo ha saputo farci innamorare della sua scrittura, del suo linguaggio delle storie di vita, sua ma in fondo anche nostre, che lui, con la pazienza di un maestro, non si stancava di raccontarci e che saremmo rimasti ore ad ascoltare. Nato nel 1925, a Porto Empedocle,
non è stato soltanto uno scrittore, ma anche un drammaturgo, un autore teatrale e televisivo, un regista radiofonico e, non da ultimo, un militante antifascista armato da sempre del potere salvifico della parola seguendo la strada tracciata dalle sue passioni e dal suo smisurato amore per la vita. Malgrado stesse male da tempo, afflitto dalla cecità e da gravi condizioni fisiche Camilleri non si è abbandonato al dolore, e dove non riuscivano più a vedere i suoi occhi, arrivava la sua vivacissima mente.
La sua eredità e il suo più grande regalo resta il commissario Salvo Moltalbano, quel personaggio in cui si rifletteva, l’alter ego che gli ha donato la fama prima con i romanzi scritti a partire dal 1994, poi con la saga interpretata da Luca Zingaretti che ha tenuto milioni di spettatori incollati alla televisione. Nel 2006 ha consegnato a Sellerio il finale della saga di Montalbano, chiedendo che venga pubblicato soltanto dopo la sua morte. Negli ultimi anni aveva insegnato regia all'Accademia nazionale d'arte drammatica. In una delle sue ultime interviste rilasciate a Fanpage parlava proprio del mistero dell'eternità, curioso di capire cosa ci fosse oltre: "La mia è stata una vita fortunata, ho campato facendo sempre quello che più mi piaceva. Non ho rimorsi, non ho rimpianti”.
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