L’euroscetticismo populista è in marcia. Milioni di europei sembrano aver perso la fiducia in Bruxelles e nelle istituzioni dell'Unione europea. Il referendum britannico del 23 giugno 2016, che ha determinato la “Brexit”, è stato una pietra miliare in questa ondata di opposizione all'integrazione europea. Nondimeno, il sentimento antieuropeista non è più limitato a quei paesi – come la Danimarca, la Gran Bretagna e la Svezia - che sono tradizionalmente più diffidenti verso l’UE e le sue politiche.
In Italia, Francia, Germania e Paesi Bassi – Stati fondatori dell’originaria Comunità economica europea - sono presenti partiti, movimenti e leader politici che rifiutano interamente o in parte il progetto europeo. Bruxelles, per molti, simboleggia sempre più una burocrazia distante ed elitaria, non una speranza di futura unità politica tra i popoli europei. Per tutte queste ragioni, la rilevanza dell'euroscetticismo populista è abbastanza ovvia. Una parte importante della sua fortuna si basa sulle cosiddette fake news, (falsi) argomenti di una propaganda che mira scientemente a fornire un’immagine fuorviante e distorta dell’Unione europea.
È ad esempio assodato che il dibattito politico che ha preceduto il referendum britannico del 2016 sia stato inquinato da una deliberata opera di disinformazione alimentata da attori statali esterni alla Gran Bretagna e volta a influenzare negativamente l’opinione dei cittadini britannici sull’Unione europea. Tuttavia, non si dovrebbe indulgere nel diffuso errore di considerare l’opposizione all’Europa come un fenomeno recente. Al contrario, esso è nato con l’integrazione europea. Sin dalla loro fondazione nel corso degli anni Cinquanta, l’integrazione europea ha dovuto fare i conti con nemici e oppositori “interni”, che nella loro battaglia politica contro l’unificazione dell’Europa (occidentale) usarono quelle che oggi vengono definite, appunto, fake news.
Nella prima parte, questa lezione ricostruirà (brevemente) i principali argomenti usati dall’euroscetticismo “storico” (quello sviluppatosi tra gli anni Cinquanta e gli anni Novanta). Si passerà quindi ad una analisi più ampia delle narrazioni antieuropeiste più recenti usate in Italia e altrove al fine di metterne in luce il carattere ingannevole e strumentale, che permette – quasi sempre – di classificarle nella categoria delle notizie false.
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