Le emozioni dei bambini possono mettere in difficoltà alcuni genitori: ecco quindi cosa è utile non fare.
Umberto Galimberti ci spiega perché le emozioni dei bambini sono così importanti: l' "identità emotiva" , infatti, si forma fin dai primi anni di vita a partire dai feedback che i bambini ricevono dalle figure di riferimento.
L'identità del bambino è quindi un "dono sociale" - così lo definisce Galimberti - ed è questo il motivo per cui è particolarmente importante prendersene cura.
Al termine del video Umberto Galimberti approfondisce inoltre il tema delle emozioni nei bambini proponendo una interessante distinzione fra la paura e l'angoscia.
Ecco il minutaggio degli argomenti affrontati da Umberto Galimberti durante l'intervento:
0:00 cosa sono le mappe cognitive e le mappe emotive
1:50 come si forma l'identità del bambino
3:26 l'importanza di rispondere ai "perché...?" dei bambini: il principio di causalità
5:34 il principio di non contraddizione
7:20 la differenza tra paura e angoscia
8:56 perché i bambini provano angoscia
LINK UTILI:
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UG: "Freud dice che nei primi sei anni di vita, nei bambini, si formano le mappe cognitive e le mappe emotive. Mappe cognitive vuol dire: modo di conoscere. Tu conoscerai l'universo-mondo man mano che cresci, ma il taglio che dai alle tue conoscenze lo formi nei primi sei anni di vita, definitivamente. Quando sottolineo questo avverbio sto dicendo: smettiamo di pensare che a tutto ci sia rimedio. Non è vero.
Le mappe emotive che consistono nella modalità di sentire gli eventi del mondo e di avere una risonanza emotiva dei propri comportamenti. I bambini fanno vedere alla mamma il livello della loro attività cognitiva ed emotiva. Fanno disegni, usano colori, collocano se stessi al centro o al margine del foglio quando disegnano la famiglia. Cioè segnalano come vedono il mondo e come lo sentono. La mamma torna a casa dal lavoro e dice al bambino: - non ho tempo, il disegno te lo guardo domani -. Domani vuol dire mai. Questo “mai” dà un colpo negativo alla formazione dell'identità del bambino.
Non abbiamo un'identità perché siamo al mondo, ma perché l'identità è un dono sociale. L'identità è il prodotto del riconoscimento che gli altri mi fanno. Se una mamma dice a suo figlio - sei un cretino - e poi critica la maestra, quel bambino si costruirà un'identità negativa. Se la mamma gli dice - sei bravo - e la maestra dice lo stesso, quel bambino si costruirà un'identità positiva. Tu sei il frutto dei doni sociali che ricevi nel tuo percorso di vita.
Quando i bambini cominciano a chiedere - perché - significa che stanno cercando il principio di causalità. Il nesso causale riduce la loro angoscia, mi consente di prevedere l'effetto della mia azione.
L'umanità è andata avanti sulla base di due principi per ridurre l'angoscia. Il principio di non contraddizione. Il principio di non contraddizione ti consente di definire le cose. Definire vuol dire: porre fine al loro significato. I bambini non hanno ancora la ragione, non sono ancora all'altezza del principio di non contraddizione.
I bambini non hanno paura di niente. Hanno angoscia. La paura è un ottimo meccanismo di difesa grazie al quale noi stiamo al mondo: se non avessimo paura saremmo già tutti morti. È la paura che ci tiene in vita: se devo attraversare una strada guardo a destra e a sinistra perché ho paura che le macchine mi investano. Se non avessi questa paura prima o poi mi prenderebbero sotto. La paura è la condizione della vita; è un meccanismo di difesa.
I bambini non hanno paura di niente, non vedono rischi. Si sporgono dai balconi, quando prendono in mano un bicchiere di vetro la mamma glielo deve togliere di mano. Perché potrebbero usarlo in molti modi. Non c'è una regola. Capite cosa vuol dire? La ragione non è la verità, ma un sistema di regole. La verità ce l'hanno i bambini.
Perché la verità di questo microfono sta nel fatto che funge da microfono ma funge anche da arma impropria, se voglio. La sua verità è polivalente. La ragione lo blocca in un unico significato: lo de-finisce.
L'angoscia è un altro sentimento, non corrisponde alla paura. L'angoscia è definita da Heidegger e da Freud come: il nulla cui agganciarsi. Se un bambino va a letto e si spegne la luce della camera quando lui non si è ancora addormentato si mette a strillare. Perché perde tutti i riferimenti e va in angoscia. E come esce dall'angoscia? O gli accendete la luce, o va a prendergli la mano la sua mamma, che è la mediatrice di tutti i significati del mondo."
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