A seguito di cambiamenti climatici verificatisi negli ultimi trent’anni, che hanno portato ad una variazione della distribuzione delle piogge e all’aumento delle temperature, l’irrigazione della vite (che in passato non veniva vista di buon occhio dalla maggior parte dei viticoltori, in quanto considerato una pratica di forzatura) è diventata uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi produttivi che l’azienda si prefissa, sia dal punto di vista quantitativo e sia dal punto di vista qualitativo.
Ovviamente la pratica irrigua deve essere razionale in modo tale da evitare eccessi, non compatibili con un elevato profilo qualitativo delle produzioni, e inutili sprechi della risorsa idrica.
Nelle aree dove l’irrigazione risulta essere fondamentale spesso ci si interroga su quando, in che punto della stagione, sia bene interromperla.
In linea generale possiamo dire che bisognerebbe interrompere la pratica irrigua 4-5 settimane prima della presunta data di vendemmia, tenendo conto ovviamente del vitigno e della sua precocità, delle dimensioni della chioma, della traspirazione e soprattutto del grado di umidità presente nel terreno.
Apporti troppo tardivi si ripercuotono negativamente sulla produzione in quanto possono causare lo scoppio di acini, determinano la diluizione di tutti i componenti della polpa e possono provocare l’emissione tardiva di femmine, ovvero indurre la pianta a rivegetare a scapito della processo di maturazione.
Anche in questo caso possono esserci delle eccezioni, dato che bisogna sempre considerare una certa elasticità quando ci si approccia alla gestione del vigneto.
Deve infatti essere evitato uno stress idrico grave anche nell’ultima fase del ciclo di maturazione, dal momento che la pianta per proteggersi dalla disidratazione chiudi gli stomi, con conseguente blocco della fotosintesi e ripercussioni negative sulla maturazione tecnologica (grado zuccherino, acidità totale e pH) , fenolica (tanini, antociani, ecc.) e aromatica.
Ovviamente, soprattutto se tardivi, gli apporti devono essere calibrati alle effettive esigenze del vigneto.
Riccardo Castaldi
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