Scaffali pieni di flaconi colorati che offrono protezione dai danni del sole, abbronzatura rapida, pelle elastica; crema solare per pelli scure, chiare, irritabili; spray, gel, lozioni.
Come districarsi nella giungla estiva dei filtri solari? Con il buon senso e un po’ di informazione, innanzitutto: così come il sole, di per sé, è un prezioso alleato della salute, anche le creme solari sono uno strumento estremamente utile, purché si sappia cosa scegliere, come usarle.
La prima regola è che da un prodotto solare, anche il migliore, non ci si può aspettare l’impossibile: «Nessuna crema può proteggerci al 100 per 100 dalle radiazioni ultraviolette e dai danni che possono arrecare a chi esagera. Restano fondamentali le vecchie regole: stare all’ombra nelle ore più calde, usare anche cappello, occhiali e altri capi d’abbigliamento».
SPF è l’indicatore più conosciuto dell’efficacia di uno schermo solare. «Esprime il livello di protezione dai raggi UVB (sempre radiazioni ultraviolette, come gli UVA, ma a diverse lunghezze d’onda). Gli UVB sono i responsabili di eritemi, ustioni, scottature. La scala è una sola a livello internazionale, il che semplifica la vita ai consumatori».
Per evitare numeroni che avevano un significato commerciale più che sanitario, è stato posto un limite massimo di protezione a 50. Le categorie standardizzate sono quattro: protezione bassa (da 6 a 10), media (15-25), alta (30-50), molto alta (50+). «In realtà al di sotto dell’8, neanche si dovrebbe parlare di protezione. In questo gli Stati Uniti di recente sono stati più chiari col consumatore, poiché le creme con SPF inferiore a 15 non possono avere la dicitura “protegge dai raggi UV”».
Sono le radiazioni UVA che penetrano più in profondità nella pelle e che a lungo sono state sottovalutate.
Ogni tipologia di pelle richiede un fattore protettivo adeguato. Occhi, incarnato e capelli (che costituiscono il cosiddetto fototipo) possono dirci molto su quanto siamo fragili o resistenti di fronte all’esposizione solare. «Mentre i tipi chiari, rossi o biondi, che si scottano facilmente devono sempre applicare una crema a protezione alta o estrema, e magari parlare al dermatologo prima di partire per il mare o la montagna, un fototipo 4, un tipo mediterraneo, può scendere a un fattore 15 dopo una settimana. La protezione contro gli UVA, in vece, deve sempre restare alta».
«Per i più piccoli va evitata l’esposizione solare diretta, fino a 3 anni è consigliabile evitare le ore più calde, dalle 11 alle 16, e usare sempre maglietta, occhiali e cappellino, specie per i fototipi più chiari. In ogni caso è imperativo evitare le scottature, che possono dare seri danni sul lungo periodo». «Per i prodotti solari, è importante che siano resistenti all’acqua (dopo il bagno vanno riapplicati), a protezione molto alta, con SPF oltre 40, emollienti e con un’ottima tollerabilità. Alcuni dermatologi consigliano i filtri fisici, a base di particelle minerali, perché a minor rischio di intolleranze, altri, me compreso, ritengono che oggi i filtri chimici abbiano raggiunto una buona tollerabilità e siano meglio i prodotti che contengono entrambi».
Guardare la data di scadenza non basta. «Le creme solari non vanno mai usate dopo più di un anno dall’apertura. E’ importante considerare anche la fotostabilità del prodotto, ovvero la capacità della crema di rimanere attiva sulla pelle anche sotto l’azione della luce solare». Come rilevarla? «Non è obbligatorio, ma alcune aziende indicano questo fattore sull’etichetta». La crema va riapplicata ogni 2 o 3 ore e ogni volta che ci si bagna, senza dimenticare che gli UV non si lasciano fermare del tutto dall’ombrellone né dal cielo nuvoloso.
Fra i danni arrecati dai raggi UV si contano: l’invecchiamento cutaneo, eritemi, scottature, danni oculari, alcune forme di tumore, come il carcinoma basocellulare e quello spinocellulare.
Per quanto riguarda il più temuto fra i tumori della pelle, il melanoma, ci sono poche certezze, e molti esperti ricordano che il melanoma non è più diffuso presso le popolazioni più esposte al sole (mediterranee, tropicali, africane ad esempio) rispetto a in Paesi meno soleggiati.
Inoltre, la malattia colpisce spesso aree del corpo normalmente non esposte alla luce solare, come il tronco, i piedi, il cuoio capelluto. I principali fattori di rischio, infatti, sono la predisposizione genetica e fototipo (occhi chiari, capelli rossi o biondi, pelle che si scotta facilmente).
Vanno evitate le ustioni solari, specie sulla pelle dei bambini, che «memorizza» il danno. Si sospetta che i raggi UVA giochino un ruolo nella sua insorgenza e gli esperti insistono sulla prevenzione dal momento che l’esposizione al sole o la tintarella artificiale sono l’unico fattore modificabile fra i fattori di rischio citati.
Un recente studio americano comparso sulla rivista Jama ha documentato una riduzione del 27% dei casi di melanoma nelle persone a rischio che usavano regolarmente le creme solari.
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