Da Stanza n° 23 Le risposte del Signor Cogito, Stanza n° 5
Poesia di Giorgio Linguaglossa ,
Voci:
Giorgio Linguaglossa ; K
Diego De Nadai ; il signor Cogito
montaggio video di Diego De Nadai
Musiche di Arnold Schoeberg- Verkirte Nacht . Op. 4- Boulez.
da Stanza n. 23 Le risposte del Signor Cogito
Stanza n. 5
«Ingehaltenheit in das Nichts*.
Così, ho preso dimora nel Nulla», disse K.
«Oggi la poesia è libera, nel senso che non deve nulla
a nessuno.
E non deve rispondere a nessuno. Giusto?».
«Giusto».
«Ora, vorrei porLe un quesito. Precisamente:
Il legame che unisce il dentro con il fuori».
In quel mentre, la tazzina di caffè bollente prese il volo dalla caffettiera
e giunse alle labbra di K. il quale lo trangugiò d’un sorso
senza colpo ferire.
Cogito sbuffò del fumo di sigaro in faccia al Signor K.
Una lisa giacca a quadretti si posò sulle spalle di Raskolnikov
e giunse al numero 19
di via Grazhdanskaja, proprio all’angolo col vicolo Stoljarnyj,
in cima ai tredici gradini che sta scendendo per l’eternità
dalla sua soffitta al quinto piano.
Tra poco sbucherà sotto l’arco del cortile, attraverserà il portone,
passerà davanti alle ventidue bettole aperte sulla via,
arriverà al ponte Kokushkin
fino al numero centoquattro del canale Griboedov.
Sono 730 passi.
Li aveva contati innumerevoli volte.
Guarda i due androni e i cortili, la scala di destra
che tra poco infilerà
fino al terzo piano, dove premerà il campanello con un suono debole
e spento, che sembra di latta e non di ottone.
Ha tempo per mettersi la mano destra sul cuore
che batte troppo in fretta.
Appesa a un cappio cucito all’interno del soprabito,
sotto l’ascella sinistra,
è pronta l’accetta con cui spaccherà la testa alla vecchia usuraia
Alena Ivanovna e a sua sorella Lizaveta.
«Gioco preferibilmente con il Signor F., Il Re di Spade è il mio prescelto.
Poi viene il Re di Denari.
Hanno entrambi paura della mia ombra.
Che a sera si allunga sui marciapiedi, tra i lampioni e le grondaie…»,
disse K.
«È attraverso la luce che noi vediamo le cose,
ma noi non vediamo la luce.
O meglio, vediamo la luce indirettamente attraverso la visione delle cose.
La luce è invisibile»,
replicò Cogito fuori contesto.
«Le persone sono felici perché non conoscono l’amore».
Disse proprio così il Signor K.
Poi il figuro piegò le sue nere ali dietro le spalle
e attese la risposta del filosofo.
«Tutta la mia vita è entrata nel cofanetto dei ricordi
della contessa Popescu, un pastorello suona uno zufolo
sul limitare di un querceto», disse Cogito.
«Lola Astanova suona al pianoforte un’aria di Chopin.
Azazello, in platea, applaude».
«Il nostro compito è tracciare le linee interne delle cose»,
replicò Cogito, ancora una volta fuori contesto.
«Ella deve, per così dire, gettar via la scala dopo che v’è salito».
K. storse il labbro. Un dente d’oro fece la sua comparsa.
«La metafisica sorge quando il linguaggio va in vacanza», eccepì K.
«La mia metafisica sorge quando tramonta la sua di metafisica»,
opinò Cogito, il quale così proseguì:
«Il senso del mondo deve essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non vi è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore…».
Il Drago ebbe un sussulto. Il mento leporino si agitò.
«Ho paura, Cogito. Il terrore mi annebbia la vista.
Parlo spesso con un uccellino, gli accarezzo le piume…
Lui mi dice»:
«Sistemare la carta nel vassoio.
La carta non è quella giusta.
Rimuovere la carta dal vassoio.
C’è troppa umidità nella carta.
La carta non è del tipo consentito.
Provate a sostituire la carta.
Altrimenti sostituite la stampante.
Date a Cesare quel che è di Cesare.
La pagliuzza nel tuo occhio è la migliore lente di ingrandimento…»
* «Intrattenersi nel Nulla», dizione di Heidegger
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