Da Frammenti lirici (XXXVIII) di Clemente Rebora
“Vedesti, fanciulla, nuotare
Nell’occhio ritroso la grande
Malizia d’amore velata
Di tristi irrequiete domande?
Vedesti la vaga mia bocca
Che sa giovinezza fiorire,
Nel trepido solco del labbro
Dir ciò che non seppe a te dire?
Un caldo barlume al tramonto
Sembrava il piacer del tuo viso:
Balzò tante volte al mio petto
L’intenso tuo cuor, e il sorriso
Appena mi giunse e la voce
Distratta. Poi lenti a deriva
N’andammo; il variar delle cose
Ci strinse: e ciascuno mentiva”.
Questa è poesia autobiografica. Rebora parla, infatti, di una sua vicenda personale fatta di desideri e di indecisioni, di volontà di dire e di incapacità di farlo, di rassegnata adesione ad un amore sconfitto. Emerge una sconsolata tristezza, che aumenta per l’incapacità di capire i motivi della sua resistenza ad abbandonarsi fra le braccia dell’amore, per cui capita che: ” il variar delle cose ci strinse: e ciascuno mentiva”.
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