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ROSSINI - COLBRAN tutte le arie di lui scritte per lei.
Canzone del salice e Preghiera di DESDEMONA "Assisa a pie' d'un salice - Deh calma, o ciel, nel sonno "
DALL'OPERA " OTELLO " DI GIOACCHINO ROSSINI
Il librettista Francesco Maria Berio di Salsa scrisse i versi non basandosi direttamente sulla tragedia di Shakespeare ma, come era abituale all'epoca, usando adattamenti contemporanei (Othello, ou le More de Venise di Jean-François Ducis, 1792).
Seconda di una serie di nove opere composte da Rossini per Napoli, andò in scena il 4 dicembre 1816 al Teatro del Fondo di Napoli.
«Otello, africano al servizio dell'Adria (Venezia), vincitor ritorna da una battaglia contro i Turchi. Un segreto matrimonio lo lega a Desdemona figlia di Elmiro Patrizio Veneto nemico di Otello, destinata in isposa a Rodrigo figlio del Doge. Jago, altro amante sprezzato da Desdemona, ed occulto nemico di Otello, per vendicarsi de' ricevuti torti, finge di favorir gli amori di Rodrigo; un foglio poscia da esso intercettato, e col quale fa supporre ad Otello rea d'infedeltà la consorte, forma l'intreccio dell'Azione, la quale termina colla morte di Desdemona, trafitta da Otello, indi con quella di se medesimo, dopo avere scoperto l'inganno di Jago, e l'innocenza della moglie.»
INGA BALABANOVA - SOPRANO
MARI BATILASHVILI - PIANOFORTE
realizzazione Luca Marzi - International Opera Studio Pesaro (registrazione DICEMBRE 2022)
DESDEMONA
Assisa a' piè d'un salice, immersa nel dolore gemea trafitta Isaura dal più crudele amore:
l'aura tra i rami flebile
ne ripeteva il suon. I ruscelletti limpidi
a' caldi suoi sospiri,
il mormorio mesceano de' lor diversi giri:
l'aura fra i rami flebile
ne ripeteva il suon. Salce, d'amor delizia!
Ombra pietosa appresta,
(di mie sciagure immemore) all'urna mia funesta;
né più ripeta l'aura
de' miei lamenti il suon.
Che dissi!... Ah m'ingannai!... Non è del canto questo il lugubre fine. M'ascolta... oh dio!
(un colpo di vento spezza alcuni vetri della finestra)
Qual mai strepito è questo!... Qual presagio funesto!
Io credeva che alcuno... oh come il cielo s'unisce a' miei lamenti!...
Ascolta il fin de' dolorosi accenti.
Ma stanca alfin di spargere mesti sospiri, e pianto, morì l'afflitta vergine
ahi! di quel salce accanto.
Morì... che duol! l'ingrato...
poté... ma il pianto oh dio!
proseguir non mi fa.
Scena seconda
Desdemona nel massimo dolore dirige al cielo la seguente preghiera.
DESDEMONA
Deh calma, o ciel, nel sonno per poco le mie pene,
fa', che l'amato bene
mi venga a consolar.
Se poi son vani i prieghi, di mia breve urna in seno venga di pianto almeno il cenere a bagnar.
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