L’attuale “emergenza Coronavirus” ha ravvivato il dibattito sulla necessità e opportunità del ricorso alla sanzione penale per contrastare le cd. “fake news”. Da una parte, la disinformazione, soprattutto su tematiche sanitarie, può avere conseguenze gravi e, in questo momento, in cui tutti dobbiamo essere responsabilizzati, un’informazione seria e attendibile è fondamentale. Dall’altra, l’introduzione di fattispecie incriminatrici ad hoc mal si concilierebbe con i principi di extrema ratio, offensività, determinatezza e precisione del diritto penale. Inoltre, trattandosi di un problema complesso, che affonda le proprie radici nelle caratteristiche che l’ecosistema informativo social-mediatico ha assunto, un intervento di criminalizzazione avrebbe poche chance di raggiungere lo scopo di tutela prefissato. Tutto ciò depone in favore della preferibile valorizzazione di strategie di carattere preventivo-culturale.
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