Gerlant van Berlaer è oncologo all'ospedale pediatrico Ziekenhuis di Bruxelles. Insieme ad altri...
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Gerlant van Berlaer è oncologo all'ospedale pediatrico Ziekenhuis di Bruxelles. Insieme ad altri 15 pediatri ha sottoscritto un appello, per chiedere al parlamento di legalizzare l'eutanasia per i minori.
Come nei Paesi Bassi e in Lussemburgo, in Belgio la pratica è già autorizzata per gli adulti. Il dibattito verte però sulla possibilità che a ricorrervi siano anche i più giovani.
"Il più delle volte la gente teme che noi medici possiamo finire per aggirarci negli ospedali e togliere così, discrezionalmente, la vita ai bambini - racconta Gerlant van Berlaer -. Si tratta ovviamente di una follia. In quando dottori e genitori, quanto ci proponiamo è sempre di fare il massimo per prenderci cura di ogni bambino. In alcuni, rarissimi, casi non c'è però davvero più nulla da fare: questi piccoli pazienti sono costretti a soffrire fino alla fine, senza che un mezzo legale consenta di aiutarli, con un estremo atto di umanità".
Rigidamente inquadrata, la proposta di estendere l'eutanasia ai minori ha da poco incassato in Belgio un primo e schiacciante via libera da una commissione senatoriale. Senza specificare un'età minima a partire dalla quale poter esercitare una tale scelta, il testo parla di minori "di cui uno psicologo avrà accertato la capacità di discernimento".
Casi come quello di Ella-Louise e di sua madre Linda sollevano però ulteriori interrogativi. A sei mesi appena, alla piccola viene diagnosticata una malattia genetica incurabile, che quattro mesi dopo la porta alla morte. Veder soffrire la figlia nei suoi ultimi giorni di vita è stato per Linda insopportabile. La speranza di cui ci parla è che la legge prenda un giorno in considerazione anche casi come il suo e risparmi ad altri genitori un'esperienza tanto dolorosa.
"Negli ultimi quattro o cinque giorni di Ella-Louise - ci racconta Linda - , l'impressione che abbiamo avuto è che non si potesse più parlare di qualità della vita. Non c'era più dignità per lei. Né per la sua vita. L'unica cosa a cui abbiamo assistito è stato il suo dimagrimento inarrestabile. Stava letteralmente consumando le sue residue riserve interne. Dimagriva a vista d'occhio, era tornata a soffrire. Mi ha fatto troppo indignare".
René Stockman è attivo da tempo nei "Fratelli della carità". Impegnata anche nel campo dell'ortopedagogia e delle cure mentali, in numerosi dei suoi ospedali la confraternita dispensa cure palliative. Più che inquadrare i limiti dell'eutanasia, il cuore del problema risiede secondo René nel restituire un senso alla vita.
"Ci sono persone che vengono da noi esprimendo la chiara intenzione di morire - racconta - . Persone che dicono di non poter più tollerare una sofferenza così grande. Quando poi sperimentano le cure palliative, basta però qualche giorno perché cambino prospettiva. E questo perché ritrovano un senso da dare alla loro vita. Sta tutto qui il problema: restituire un senso alla vita".
I sostenitori dell'eutanasia replicano con l'argomento di un diritto al fine-vita, che rispetti dignità e libertà dell'individuo. Argomenti che nel dibattito parlamentare belga hanno fatto irruzione anche nella forma di un ulteriore interrogativo: quello sui criteri in base ai quali l'etica medica possa definire che la sofferenza diventa intollerabile e giustifichi il ricorso all'eutanasia.
Emblematico il caso di due gemelli, che lo scorso anno avevano optato per questa soluzione, pur non essendo malati terminali.
Wim Distelmans è il medico che approvò l'eutanasia. Quello dei gemelli rientrava secondo lui nei rari casi in cui l'intensità della sofferenza psicologica giustifica un'equiparazione con il l'intollerabilità del dolore fisico.
"Erano entrambi sordi e stavano anche perdendo la vista - spiega Distelmans -. Questo era il limite che non volevano oltrepassare. E' una questione del tutto discrezionale sulla quale solo il paziente può decidere. Dicevano: 'Non vogliamo continuare a vivere, se dobbiamo diventare un fardello totalmente a carico degli altri'. Cioè, esattamente quanto sarebbe avvenuto, nel momento in cui fossero diventati anche ciechi. Erano peraltro molto credenti e il prete cattolico che li seguiva spiritualmente, ha somministrato loro l'estrema unzione, assistendoli nell'eutanasia. Potrebbe sembrare sensazionalistico, ma in principio non lo era affatto".
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