Il dott. Giovanni Cammarota dell'UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia sottolinea il valore diagnostico della colonscopia, indispensabile per rivelare precocemente i tumori del grosso intestino. CEMAD Centro Malattie dell'Apparato Digerente del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS [ Ссылка ]
La colonscopia è un esame diagnostico molto comune nella pratica clinica: si effettua ormai di routine soprattutto a scopo di prevenzione del tumore del grosso intestino. E’ comunemente raccomandata a tutti gli individui intorno ai 50 anni – anche se le ultime linee guida americane addirittura vorrebbero anticipare ai 45 anni – ed è molto importante perché permette di intercettare quelle lesioni che possono evolvere verso situazioni cliniche un po’ più complicate, come ad esempio i tumori del grosso intestino. Però nella pratica clinica la colonscopia si usa anche per finalità cliniche diverse dallo screening del tumore del colon retto. Si utilizza spesso, ad esempio, per diagnosticare patologie infiammatorie croniche intestinali, altre volte è utilizzata per andare ad intercettare le cause di alcune diarree di cui non si conosca l’origine, oppure di alcuni sanguinamenti che poi alla fine si scopre che sono legati semplicemente ad un problema di tipo emorroidario. E’ quindi una procedura diagnostica e qualche volta operativa, molto usata e molto semplificata negli ultimi tempi grazie al grande progresso tecnologico e anche dal punto di vista anestesiologico, per cui è un esame che nella media si risolve nel giro di dieci minuti in condizioni controllate, con il paziente sedato, in ambienti che adottano livelli standard di appropriatezza di alto livello, e quindi diciamo che è un esame diagnostico assolutamente sicuro. Una procedura diagnostica e all’occorrenza terapeutica molto importante, che però prevede un piccolo sacrificio da parte del paziente, cioè la cosiddetta e temuta preparazione intestinale, che il paziente deve necessariamente eseguire prima di sottoporsi all’esame. Il paziente deve prendere dei prodotti consigliati per poter pulire l’intestino e poter permettere poi al medico di vederlo al meglio. Ad oggi esistono delle sostanze che sono assolutamente più palatabili rispetto a un passato anche recente, per cui è molto semplificata anche questa parte che riguarda la preparazione alla colonscopia. Un altro momento importante è quello del post esame: i pazienti nel giro di qualche ora sono assolutamente in grado di camminare e di alimentarsi se la procedura è stata di tipo diagnostico, e non di tipo operativo, e quindi possono anche allontanarsi nel giro di qualche ora. E’ quindi un esame che nel giro di poco tempo viene effettuato in condizioni di assoluta sicurezza. Ad oggi, abbiamo anche dei sistemi alternativi di esplorazione del colon, finalizzati alla diagnostica, che però non possono essere finalizzati all’intervento terapeutico. Ad esempio, la cosiddetta colonscopia virtuale, virtuale perché si avvela di una tecnologia di tipo radiologico – e quindi è una TAC a tutti gli effetti – che però, grazie a dei software dedicati, permette la ricostruzione virtuale del colon di chi si sottopone all’esame in maniera molto accurata. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della colonscopia virtuale nei confronti della colonscopia standard? Prima di tutto il fatto che la colonscopia tradizionale permette la visualizzazione della mucosa e quindi di intercettare se la mucosa è infiammata. La colonscopia virtuale vede il profilo del colon ma non vede direttamente il colore, la classica erosioncina superficiale della mucosa, non la può vedere. Il secondo limite della colonscopia virtuale è che non permette il campionamento bioptico di questa stessa mucosa o la rimozione di eventuali lesioni polipoidi qualora dovessero essere riscontrate. La colonscopia tradizionale permette sia la biopsia che la rimozione dei polipi. In comune hanno la preparazione intestinale, entrambe le metodiche debbono essere procedute dalla preparazione intestinale. In conclusione, diciamo che ad oggi la colonscopia tradizionale si lascia preferire nella pratica clinica di routine, mentre la colonscopia virtuale la raccomandiamo principalmente ai soggetti che non possono per qualche motivo, ad esempio una conformazione particolare anatomica, oppure affetti da patologie del colon che non permettono l’esecuzione della colonscopia tradizionale. In questi casi ricorriamo alla colonscopia virtuale per non danneggiare ulteriormente un colon già eventualmente danneggiato di suo, oppure non percorribile come nel caso di una estrema difficoltà di far progredire la sonda endoscopica, quando abbiamo una diverticolosi molto severa in un soggetto soprattutto anziano, oppure abbiamo delle aderenze post chirurgiche che non permettono una facile progressione della sonda endoscopica."
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