Da Kiev. C'è un incubo nascosto nella memoria collettiva degli ucraini, tanto spaventoso che non si può nemmeno nominare apertamente, quasi che ad evocarlo potesse diventare vero: il rischio di un nuovo incidente nucleare. Il disastro di Chernobyl del 1986 ha lasciato una traccia indelebile nella storia nazionale: l'incidente con le peggiori conseguenze nella storia dell'energia atomica è parte dell'identità collettiva e ancora adesso non può essere menzionato senza smuovere emozioni profonde.
Nonostante l'impatto devastante sul Paese e sull'Europa, l'Ucraina non solo non ha chiuso la centrale di Chernobyl fino al 2000, ma ancora oggi mantiene in funzione altri quattro impianti. Centrali elettronucleari da cui, sia pure grazie a tecnologie differenti da quelle in uso nell’impianto reso famoso dall’incidente del 1986, dipende la maggior parte dell'approvvigionamento energetico del Paese e che da tempo destano sempre più preoccupazione fra gli esperti.
Al momento le centrali funzionanti sono quattro: Khmelnitski, Rovno, Ucraina del Sud e Zaporizzja, con 15 reattori in totale. Tutti gli impianti sono stati costruiti in epoca sovietica, con materiali e competenze di uno Stato - la Russia - con cui ora il governo di Kiev è in guerra. Reportage di Giovanni Masini e Marco Negri
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