Apice è un piccolo paese della Campania, posto al confine tra la provincia di Avellino e quella di Benevento. Dopo il sisma del 21 agosto 1962, per motivi di sicurezza, l’Amministrazione comunale decise di trasferire l’intera popolazione in un nuovo sito (Apice nuova) non molto lontano dalla parte storica, lasciando quest’ultima abbandonata al degrado e alla fatiscenza dei crolli post-terremoto. Da allora, Apice Vecchia divenne un borgo leggendario, popolato dal silenzio e dagli spettri del passato, coperto dal verde che nasce prepotente sulla storia antica e attraversato dagli occhi furtivi delle stagioni che s’insinuano tra le lesioni di un vetro rotto e i crepacci di mura diroccate coperte da carta da parati che cade a pezzi.
Il paese dissestato è lasciato in balia del tempo, sotto la polvere dell’immobilità dove, di notte, rivivono i fantasmi di quel luogo, nel rumore dei ricordi che restano impigliati in ciò che qui è rimasto inalterato. Luogo di mistero dove il tempo cessò la sua corsa cristallizzando la realtà, Apice Vecchia resta un covo di emozioni profonde e nascoste che trasmette il senso del sospeso e della fuga, la struggente sensazione di una fine che non ha mai più avuto un nuovo inizio e che ha visto gente andare via, costretta a lasciare tutto in un attimo, nel rombo acuto del forte boato.
Inoltrarsi tra i numerosi vicoli apicesi, sbirciare nelle case sventrate dal sisma, dove tutto è rimasto ibernato, è un’avventura seducente che porta lo sguardo a carpire ogni singolo particolare. L’occhio attento si sofferma sul dettaglio, la minuzia della sfumatura che incontra un oggetto, uno scritto, un colore… resti di vita bruscamente interrotta, custodi fermi e statici di un dolore mesto che racchiude segreti anche a chi osa sfidare le ombre. Questo video racconta ciò che abbiamo visto e provato durante la nostra visita. Buona visione
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