Agcom
Due delibere (n.258/10/CONS e n.259/19/CONS) per regolamentare l'attività di fornitura di servizi media lineari e a richiesta. Nelle scorse settimane l'Agcom, ha avviato autonome consultazioni pubbliche su materie ad essa delegate dal celeberrimo decreto Romani. "Conviene dire subito che gli schemi di regolamento allegati alle delibere, se approvati nell'attuale formulazione, varranno a trasformare davvero la Rete in una grande TV" così si legge in un articolo di Guido Scorza, Presidente dell'Istituto per le politiche dell'innovazione e docente di diritto delle nuove tecnologie. Secondo Scorza il tempo previsto per le consultazioni (30 giorni dalla data di pubblicazione) risulta essere troppo breve per decisioni di tale portata. "Un ciclone di costi e burocrazia sta per abbattersi sul mondo delle micro web tv italiane e la sensazione è che solo poche potranno sopravvivervi. Secondo il nuovo Regolamento, infatti, chiunque intenda esercitare un'attività di diffusione televisiva in IP streaming, web TV o trasmissione in streaming tramite rete cellulare, all'indomani dell'entrata in vigore del Regolamento, dovrà richiedere all'AGCOM un'apposita autorizzazione, versare 3000 euro ed attendere 60 giorni che l'Autorità valuti la propria richiesta e la approvi, respinga o, piuttosto gli chieda chiarimenti". Lo scenario non si prospetta quindi dei più incoraggianti. "Ma la richiesta di autorizzazione o, piuttosto, la dichiarazione di inizio attività costituisce solo il primo - e non certamente il più oneroso - ostacolo economico, burocratico ed organizzativo da superare" continua Scorza "I due schemi di Regolamento predisposti dall'AGCOM per l'esercizio dell'attività di fornitura di servizi media lineari ed a richiesta, infatti, prevedono che i fornitori di tali soggetti debbano conservare per tre mesi copia integrale dei contenuti diffusi al pubblico completa di tutta una serie di informazioni integrative e li assoggettano al rispetto delle stesse regole in termini di diritto d'autore, comunicazioni commerciali audiovisive, promozione dell'audiovisivo europeo, tutela dei minori, obbligo di rettifica e, soprattutto, sanzioni con l'ovvia conseguenza che, domani, ad una micro web tv sbagliare potrebbe costare, più o meno, quanto oggi costa a mamma RAI".
"Le micro web tv " dichiara Giampaolo Colletti, Presidente della Femi "guardano con attenzione e preoccupazione i tentativi di regolamentare e tassare in modo arbitrario e pretestuoso il sistema informativo digitale rappresentato dalle micro web tv create da cittadini videomaker per passione, giornalisti e network associativi. Tali esperienze rappresentano nella loro unicità il tessuto informativo iperlocalizzato italiano e svolgono un ruolo di primaria importanza e un servizio quasi inteso di pubblica utilità. La FEMI studierà la documentazione e si riserva il diritto di far valere le proprie istanze nelle sedi deputate e competenti".
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