Si è celebrata anche quest'anno il 25 novembre la “Giornata contro la violenza sulle donne”, che personalmente preferirei chiamare “Giornata contro gli uomini che fanno violenza sulle donne”, dal momento che questo tipo di comportamento è sempre perpetrato dal maschio sulla femmina e che le parole hanno un peso importante.
La violenza non può sostituirsi come soggetto al maschio che la perpetra.
Nonostante sembriamo tutti d’accordo nel condannarla, è bene ricordare che spesso è fisica ma ancora più spesso è verbale e psicologica; che ogni anno le vittime si moltiplicano e, personalmente, credo che sia davvero difficile debellare il fenomeno alla radice in tempi brevi.
La domanda che una persona sana di mente fa a se stessa quando ascolta l’ennesima notizia di violenza sulle donne è “Perché?” e spesso in risposta si parla di bassa cultura del carnefice, di retaggi culturali duri a morire, quando è ormai chiaro che anche certi maschi “di cultura” trattano la propria donna come un sacco da boxe.
Secondo gli studi che ho fatto e continuo a portare avanti, la radice del problema si trova nel cervello, non tanto nella cultura, se pure è vero che la cultura può favorire il nostro encefalo a creare nuove connessioni e a cambiare setting comportamentale.
Il cervello della femmina e quello del maschio sono molto differenti tra loro e oggi vediamo insieme queste differenze e cosa comportano sul piano delle relazioni.
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