Riprese col drone dello stabilimento "La Macine".
Lo stabilimento "La Macine" fu costruito nel 1926, per iniziativa di Ottavio Marchino, sulle pendici meridionali dei monti della Calvana presso Prato. Il complesso, che iniziò la produzione nel 1927, è costituito da quattro forni verticali per la produzione di calce e cemento, caratterizzati da alte ciminiere e suddivisi in quattro unità: zona di carico del calcare, zona di carico del carbone, crogiolo di cottura e zona di raffreddamento e di scarico del clinker. Nel 1930 il complesso fu ampliato con la costruzione del forno rotante, contraddistinto da una grande ciminiera. Più a valle si trovava il complesso dei molini, dove veniva macinato il clinker dopo la stagionatura.
Le miniere, situate a varie quote del poggio Castiglioni, erano organizzate con il sistema delle gallerie, che raggiungono una lunghezza complessiva di oltre sei chilometri. Il materiale, scavato a mano, veniva trasportato al piazzale superiore e da qui, per mezzo di un piano inclinato, al piazzale finale; quindi, inviato alla zona di carico dei forni o al frantoio.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, il cementificio Marchino fu il principale centro di produzione di malta e cemento della Toscana, pur avendo anche un mercato che andava ben oltre l'ambito regionale. Nel 1944 i forni verticali e la ciminiera del forno rotante furono minati dalle truppe naziste. Riattivati i forni verticali, il cementificio continuò a produrre fino al 1956, quando venne definitivamente interrotta la produzione.
Oggi lo stabilimento costituisce, per la posizione nella quale è collocato e per la sua particolare struttura architettonica dalle alte ciminiere, un suggestivo monumento di archeologia industriale. Se ne prevede il recupero, destinando una parte del complesso ad attività culturali.
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