Raccolte vicino al fuoco, le voci di Germano Rizzardo, Innocente Rossetto e Marino, si erano sollevate spontaneamente, nessuno lo aveva deciso. A quel tempo il canto era diffuso nella vita quotidiana: cantare faceva sentire meno la fatica e creava un ritmo. Cantavano le donne negli stenditoi e nelle filande, cantavano gli uomini durante le vendemmie e anche i bambini; questo anche perché cantando nessuno poteva certo mettersi a mangiare l’uva o perdere tempo. Così, anche se nessuno aveva nozioni musicali, anche i più giovani erano abituati a farlo. Finiti i canti, quella sera stessa, qualcuno domandò perché le voci che si erano esibite per gioco quella sera non si unissero in un unico coro e a Massimo Dal Bon venne assegnato l’incarico di trovare i nuovi cadetti.
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