C’è che la definì un faro, un chiodo, un candelabro o addirittura un’impalcatura fatta di sbarre e di ferro angolare, priva di qualsiasi senso artistico; perfino il potente Pierre Tirard, futuro primo ministro, disse che si trattava di un progetto lontano dalla genialità dei francesi.
Un professore di matematica predisse il crollo della torre una volta raggiunti i 227 metri, altri temettero che fosse in grado di magnetizzarsi e attrarre tutto il ferro della capitale o che potesse attirare temporali e fulmini devastanti.
Parliamo ovviamente della Torre Eiffel che è oggi non soltanto un simbolo di Parigi e della Francia, ma potremmo dire anche dell’idea di progresso. Una torre che è oggi ammirata e amata da tutti, ma che fu violentemente osteggiata e temuta.
La sua storia (e quella del suo creatore) può renderla ancora più affascinante.
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