Per Dalila Belaza, la danza non è né un mezzo di seduzione, né una fabbrica di immagini spettacolari. Come un funambolo, cerca di comprendere ciò che ci sfugge, sottraendosi a ogni tentativo di definizione. La danza è un mistero in movimento, e il ritmo è il filo conduttore di “Rive”. Il pas de bourrée – un passo tramandato da una comunità all’altra – è il punto di partenza per esplorare il concetto di rituale. Un ritmo persistente, tellurico, che riverbera e si diffonde attraverso i corpi e lo spazio. L’umano si spoglia da ogni forma di rappresentazione per entrare in una danza vibrante, in una dimensione che trascende la sua condizione, fino a raggiungere una forma di giubilo. Sul palco danzatrici e danzatori, in un grande ensemble, danno vita ad un unico corpo sinfonico che mostra l’umanità come un paesaggio vivente. “Rive” vuole mettere in discussione l’alterità, inventare cerimoniali in grado di unire mondi lontani svelando ciò che li accomuna, ciò che è vivo e senza tempo, per giungere ad uno stato di trascendenza.
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