Dal mio blog sulla storia : [ Ссылка ]
La vicenda rievocata racconta come nel 1322 la città sia riuscita a salvarsi da un pesante assedio, grazie all’opera di un abate vallombrosano che ha affrontato e convinto il condottiero Castruccio Castracani a cessare l’attacco a Pistoia.
Nato dall'importante famiglia ghibellina degli Antelminelli, Castruccio Castracani fu cacciato da Lucca nel 1300 dalla fazione dei Neri, guidati da Bonturo Dati.
Inizialmente visse in esilio a Pisa, visse poi a lungo in Inghilterra, dove la sua abilità nell'uso delle armi gli valse la vittoria in alcuni tornei e gli ingraziò i favori del re Edoardo II d'Inghilterra.
Tuttavia un omicidio commesso per motivi d'onore lo costrinse a spostarsi in Francia, dove Filippo il Bello aveva bisogno "d'uomini d'arme"[1]. Fu impiegato dai francesi come comandante della cavalleria, e si distinse nello scontro di Arras e nella difesa di Thérouanne nella Guerra di Fiandra[1].
Dopo alcuni anni fece ritorno in Italia, dove si trattenne a Verona e Venezia.
In seguito alla discesa di Arrigo VII in Italia, si aggregò (1314), dopo la firma della Pace di Ripafratta, alle truppe ghibelline di Uguccione della Faggiuola, capo riconosciuto dei ghibellini toscani e signore di Arezzo e Pisa, assieme al quale partecipò alla presa e al successivo sacco di Lucca, retta sino allora dalla parte guelfa.
Combatté come comandante di una parte dell'esercito ghibellino nella battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) in cui, con l'aiuto dei soldati dell'imperatore, risultò il principale artefice della vittoria sui fiorentini della Lega Guelfa. Gli storici Giovanni Villani, Scipione Ammirato, Niccolò Machiavelli ricordano i danni arrecati da Castruccio e dalle sue truppe al territorio fiorentino, fra cui Empoli.
Caduto in disgrazia presso Uguccione, che lo intravide come concorrente per la signoria, fu da questi imprigionato in attesa di essere giustiziato. Tuttavia a seguito di una rivolta popolare a Lucca e Pisa, Uguccione dovette fuggire, Castruccio fu liberato ed acclamato Capitano Generale della città di Lucca, e poco dopo (12 giugno 1316) Console a vita.
Il potere ghibellino e la signoria di Lucca furono consolidati negli anni successivi da Castruccio Castracani. Nel 1320, Castruccio riprese improvvisamente le ostilità contro i fiorentini, irrompendo nel loro territorio, incendiando e razziando dove passava (si trovano notizie del suo passaggio a Prato e nella sua periferia). Nel medesimo anno l'arciduca d'Austria Federico I d'Asburgo lo nominò vicario per Lucca, la Lunigiana e la Val di Nievole, e in tale incarico fu confermato nel 1324 dall'imperatore Ludovico il Bavaro, suo amico e alleato.
Il 22 settembre e 23 settembre 1325, nella battaglia di Altopascio, batté nuovamente i fiorentini di parte guelfa coadiuvato da Guido Tarlati signore di Arezzo e da Azzone Visconti, facendo grande razzia di prigionieri, e anche per questo fu nominato, sempre da Ludovico il Bavaro, duca di Lucca.
Con l'aiuto di Filippo Tedici assoggettò Pistoia e consolidò le sue mura abbattute dai Guelfi fiorentini e Lucchesi nel 1306.[2]
Mentre stava quindi muovendo verso Firenze, fu costretto a rinunciare all'assedio per partecipare a Roma all'incoronazione dell'imperatore Ludovico. Durante il soggiorno romano, ricco di soddisfazioni, fu nominato anche Grande Legato per l'Italia.
In seguito mise a punto un piano per allagare Firenze chiudendo l'Arno a Lastra a Signa, in località la Gonfolina, che agrimensori interpellati ritennero impossibile[3].
Ludovico il Bavaro concedette a Castruccio Castracani per i suoi meriti di inserire nel suo stemma araldico («Can bianco in campo Azzurro»), gli scacchi azzurro e argento dei Duchi di Baviera[4].
Fu costretto per l'insurrezione di Pistoia a tornare velocemente a Pisa e, da lì, con il suo speciale corpo di duemila balestrieri, si precipitò sotto le mura di Pistoia. Assediata dall'esercito lucchese, la città non resistette a lungo e in poco tempo Castruccio riuscì ad impossessarsene nuovamente.
Insieme a Ludovico, Castruccio fu scomunicato nel 1327 dal Papa Giovanni XXII, per la sua avversione al potere temporale della Chiesa. Sempre in quell'anno, mosse guerra in Liguria a sostegno delle famiglie ghibelline Doria e Spinola, intenzionate a prendere il potere nella Repubblica di Genova contro i Fieschi e i Grimaldi. Avanzando lungo la Riviera, mise sotto assedio Sestri Levante, prima di ritirarsi verso l'area della Lunigiana.[senza fonte]
Morì a Lucca il 3 settembre 1328, a causa di un'improvvisa febbre malarica, mentre si preparava a riprendere le armi contro Firenze.
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