Baetica (Hispania)
Quando nel 206 a.C., nel corso della Seconda guerra punica, Publio Cornelio Scipione detto l’Africano fondò Italĭca sulla destra del fiume Baetis per insediarvi i soldati romani feriti nella battaglia di Ilipa, non avrebbe immaginato che uno dei discendenti di quegli uomini sarebbe un giorno divenuto uno dei più grandi imperatori della storia di Roma, colui che avrebbe esteso i confini dell’impero là dove nessuno sarebbe più riuscito. Il giovane Marco Ulpio iniziò la sua rincorsa sulla storia proprio fra le polverose strade di quella città, sulle rive di un placido fiume in cui amava specchiarsi e che anni più tardi avrebbe ritrovato nel fiume dell’Urbe, il Tiberis, in cui si riverberò adulto: dapprima senatore, poi generale, quindi optimus princeps, di Roma e dell’impero.
Nonostante l’inesorabile incedere del tempo e gli onori ottenuti, l’uomo Traiano non aveva perduto l’ardimento e la capacità di sognare del piccolo Marco Ulpio da Italĭca. E dopo avere attraversato i grandi fiumi della Germania e della Pannonia, il Rhenus e il Danubius, e i maestosi fiumi desertici del regno partico, il Tigris e l’Euphrates, non trovò appagamento ma nuova brama di eternità. Ormai giunto sulle rive del maris Erythrei sognò di emulare e finanche superare i limiti imposti alla storia e dalla storia ad Alessandro il Macedone, il Grande. Nel frattempo aveva fatto di Roma la capitale del mondo e del suo principato il migliore che il popolo potesse desiderare. La storia però è in mano agli dei, e solo a loro l’uomo può chiedere di ottenere l’eternità.
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