[ Ссылка ] 'Dividi e conquista', dicevano gli antichi romani. Strategia ben nota anche al premier cinese Li Keqiang, che, all'indomani della sua visita a Berlino, incassa un primo risultato: il "no" ufficiale della Germania ai dazi doganali proposti dalla Commissione Europea contro Pechino.
Spingeremo per una soluzione negoziata, ha assicurato la cancelliera Angela Merkel, mentre il fronte contrario alla "guerra commerciale" con la tigre asiatica comprende ormai almeno 15 Paesi membri dell'unione.
"Siamo tutti legati", ha avvertito il primo ministro cinese. "Se l'Europa rimane unita, se l'Europa prospera, se l'Europa rimane stabile e forte, questo non solo è positivo per l'unione, ma è positivo anche per lo sviluppo cinese."
Al centro della contesa, l'industria dei pannelli solari ma anche quella delle telecomunicazioni. La Commissione accusa la Cina di fare "dumping", cioè di invadere il mercato europeo con prezzi troppo bassi che danneggiano le industrie locali. Il commissario al commercio Karel De Gucht ha proposto un dazio medio del 47% e il 6 giugno si deciderà se rendere le misure definitive.
L'opinione degli Stati Membri non è vincolante, a decidere sarà comunque la Commissione. Ma l'intervento di Pechino e la "sponda" della Germania hanno messo in evidenza una vera e propria frattura: quella tra i Paesi che chiedono più protezione contro prodotti spesso oggetto di sussidi, come Francia e Italia, e quelli che non vogliono toccare rapporti commerciali molto proficui con la Cina, tra cui Gran Bretagna e Olanda.
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