Siamo al Museo delle Genti d Montagna di Palazzuolo. Il territorio di Palazzuolo era diviso un tempo in circa 350 unità poderali che fino al 1950 erano praticamente l’unica fonte di reddito per una popolazione di circa 3500 abitanti. Ogni podere, in base alla grandezza, aveva un numero di persone sufficiente per mandare avanti tutti i lavori ma non esuberante altrimenti la loro parte di prodotto non sarebbe bastata a sfamare tutta la famiglia.
Riccardo Tesi sulla Nazione nel 1988 parlando del museo scrisse: “Fatiche e sudori, imprecazioni e povertà sembrano attaccati più della ruggine e delle tarme, alle zappe ad alle vanghe, alle mannaie, alle seghe, alla falce fienaia agli attrezzi per lavorare il ferro".
Attraverso il percorso museale possiamo venire a contatto diretto dunque con gli oggetti legati all’Agricoltura, all’allevamento del bestiame, alla castanicoltura, la cantina, il mulino, i mestieri del fabbro, maniscalco, falegname, filatura, ed infine una ricostruzione di una cucina e di una camera da letto tipiche di quei tempi.
Al primo piano tra i diversi oggetti ne citiamo due degni di nota la cui datazione precede di diversi secoli la storia raccontata nel museo, un crocifisso in legno presumibilmente appartenente al 14° secolo e l’orologio settecentesco che era situato nella torre del palazzo dei capitani.
La visita al museo è anche l’occasione per capire come la conformazione e le opportunità del territorio si siano modificate nel tempo a seconda delle attività svolte, come ad esempio la produzione del vino.
Il Museo delle Genti di Montagna lavora ogni anno per mantenere viva l’attenzione su questo spazio arricchendolo nei mesi estivi di mostre temporanee che possono spingere il turista a tornare all’interno del Palazzo dei Capitani e dei sue gocce di memoria. Quest’anno verrà ospitata una mostra dedicata al rapporto tra uomo e castagno che in questo territorio ha da sempre un legame molto stretto.
Francesca Parrini
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