Nel 1978 acquista una fattoria in Valtiberina per dedicarsi all'agricoltura biologica e alla coltivazione delle piante medicinali. Eppure avrebbe potuto fare il meccanico, o il concessionario d'auto, o altro ancora, visto che per Valentino Mercati lo spirito della vita è la voglia di cambiare. Ma quel cambiamento di 38 anni fa è quello che sicuramente gli ha cambiato più di ogni altro la vita.
Oggi, quelle piante officinali con il marchio Aboca da lui creato, alimentano la produzione farmaceutica naturale di integratori alimentari, di dispositivi medici e cosmetici. Un'azienda leader nel settore che non risente della crisi economica: fatturato 2014: € 107.253.964 con un utile lordo di € 21.559.297; previsione fatturato 2015: € 126.400.000; 810 dipendenti; 1000 ettari coltivati; 14 Paesi di distribuzione, sono i dati più significativi del gruppo fondato da Valentino Mercati. Quartier generale a Sansepolcro dove, a Palazzo Bourbon del Monte, l'imprenditore di Arezzo, classe 1939, ha creato anche l'Aboca Museum.
Tradizione e innovazione, senza dubbio, sono alla base del successo imprenditoriale ma c'è anche un altro elemento, ancora più importante, di cui, secondo Mercati, ci siamo dimenticati e che sta nelle sue corde: il bene comune.
“Il bene comune, se riusciamo a trasmetterlo - precisa Mercati - vuol dire anche condivisione e condivisione vuol dire trovare i clienti che comprano i prodotti. E non è poco!”
Altra parola chiave nel successo: la famiglia che è la prima forza di coesione e di supporto. E in Aboca il sistema famiglia funziona con la moglie Rosetta Del Bene e i due figli Massimo e Valentina inseriti ai vertici dell'azienda. Il ricambio generazionale in questo caso non è stato un problema.
“Siamo di una generazione - ammette Mercati - che per buona parte si è appropriata del futuro dei giovani”. “I miei figli - continua - hanno capito che bisognava essere bravi a scuola e che questo non bastava perché prima di tutto occorre lavorare tanto e avere tanta umiltà che poi è la prima regola comportamentale e del successo”.
Quello che non hanno capito gli imprenditori italiani in questa lunga crisi è che stiamo attraversando una fase storica epocale e che serve più cultura nel senso più ampio del termine.
“Da me - confessa Mercati - i primi che vorrei fare entrare a livello dirigenziale sono i filosofi: la cultura la intendo come uno zoom allargato, una visione sempre più ampia dall'alto, ma che approfondisca anche i particolari, cosa che non sempre avviene perché spesso si guarda al particolare e in tempi brevi”.
Il futuro dell'Italia? Non può che essere splendido, nonostante i difetti degli italiani, dice Mercati, che ha un suo messaggio di speranza derivato dal fatto di essere abituati a sopravvivere ad ogni costo. “Abbiamo un'arguzia - precisa l'imprenditore - un modo di vedere le cose, una facoltà di sintesi che pochi al mondo hanno e, aggiungerei, anche il bello: tutto questo ci porta a vedere dove e come è il bello che altri vedono ma non riescono a fare”. E se gli chiediamo che cosa serve ora al nostro Paese, Mercati non ha il minimo dubbio: “Di sprofondare ancora un po' di più per poi risollevarsi”.
Quell'Italia che in parte oggi si vede costretto a lasciare perché le sue produzioni biologiche sono minacciate da pesticidi e chimica impiegati nelle coltivazioni di tabacco confinanti.
“Non potendo e non volendo scontrami con i tabacchicoltori sto andando via dalla Valtiberina investendo in Marocco e in Valdichiana - conferma - In Valtiberina rimane il “cervello”, rimane il nostro essere Valtiberina”. Una vera sfida quella lanciata da Valentino Mercati che rivendica la libertà di coltivare, senza l'uso di sostanze di sintesi e senza OGM, scontrandosi anche con una parte del mondo scientifico, ma che per questo non si sente solo nella sua battaglia.
“Io ho scelto a livello scientifico - afferma - di trovare tutti i parametri necessari per rimanere “homo sapiens”, mentre oggi rischiamo di diventare qualcosa di diverso andando nel mondo dell'artificialità, degli Ogm e della chimica: io ho scelto l'uomo così com'è e presuppongo l'uomo in natura e non l'uomo sopra la natura”.
Oggi può dire a ragione di sentirsi dalla parte vincente. Dall'enciclica di Papa Francesco “Laudato si'”ai movimenti di base, fino alla massima diffusione della conoscenza attraverso i media si è sviluppato un vero e proprio contropotere.
“Per fortuna - conclude Mercati, Cavaliere del Lavoro dal 2014 - abbiamo un residuo istintivo di sopravvivenza, soprattutto nelle donne, e forse possiamo sperare che tutto quello che stiamo acquisendo a livello di conoscenza, possa consentire fra…mille anni, e sono niente, ai nostri nipoti di sorridere ancora come noi”.
(Intervista di Alberto Pancrazi / Montaggio di Roberto Pieri)
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