Traffico di droga in collaborazione con la mafia e non solo: maxi operazione dei Carabinieri. Sono complessivamente 35 gli indagati. 12 in carcere. Il servizio di Angelo Ruoppolo.
Hanno lavorato i Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento coordinati dalla Procura antimafia di Palermo. Oltre 200 militari all’alba di oggi mercoledì 13 gennaio sono stati impegnati nell’operazione antimafia cosiddetta “Oro bianco”. I provvedimenti giudiziari eseguiti sono complessivamente 35, tra cui 12 misure cautelari in carcere, e 23 avvisi di garanzia. Il reato contestato è il 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. In uno dei capi di imputazione si legge: “Gli indagati si sarebbero avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo, e delle condizioni di assoggettamento ed omertà che ne derivano, per commettere gravi delitti, acquisire la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e procurare voti eleggendo propri rappresentanti in occasione delle consultazioni elettorali”. E tra gli indagati vi sono il palmese Rosario Pace, a capo del presunto omonimo clan stiddaro e cugino di Domenico Pace, 55 anni, tra i killer del giudice Rosario Livatino, ed il consigliere comunale di Palma di Montechiaro, Salvatore Montalto. Le indagini sono iniziate a Palermo dove è stato intercettato un ingente traffico di droga gestito insieme alle famiglie mafiose agrigentine, ed in particolare alla famiglia del “Paese del Gattopardo”. Carabinieri e magistrati si sono anche avvalsi delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia di Favara, Giuseppe Quaranta. Gli arrestati in carcere sono: Rosario Pace, Domenico Manganello, Sarino Lauricella, Sarino Lo Vasco, Gioacchino Rosario Barragato, Salvatore Montalto, Tommaso Vitanza, Giuseppe Morgana, Gioacchino Pace, Salvatore Emanuele Pace, e Giuseppe Blando. Ai domiciliari Calogero Lumia. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati 70mila euro. Teatro dell’indagine è stata Palma di Montechiaro dove il riferimento è stato Rosario Pace. Altrettanto riferimento a Favara sarebbe stato Giuseppe Blando, 56 anni, ritenuto contiguo a Cosa Nostra e anello di raccordo tra Cosa Nostra palermitana e gli stiddari di Palma di Montechiaro, capace di intermediare ingenti quantità di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina e hashish. Giuseppe Blando è fratello di Domenico Blando, arrestato il 20 maggio del 1996 insieme alla moglie, entrambi favoreggiatori della latitanza di Giovanni Brusca ad Agrigento. Al clan Pace si contestano attività estorsive, il “pizzo per la messa a posto” da attività commerciali e imprese operanti a Palma di Montechiaro. Alcune intercettazioni che testimoniano ciò: “… vedi cosa devi fare, ora c’è la festa e festeggiamo tutti… …gli vado a dare fuoco… …gli puoi anche far cadere i denti…”. E poi, ancora il clan Pace si sarebbe occupato della gestione di servizi funebri, rapine, solo pianificate, a compro oro e portavalori, e poi recupero crediti. Intercettazione a testimonianza di ciò; “ …fagli uscire i soldi… …rompigli le corna…” E poi, nell’ambito della politica locale, il consigliere comunale di Palma di Montechiaro, Salvatore Montalto, è ritenuto dagli indaganti il capo decina del clan o “paracco” di Rosario Pace, eletto consigliere alle amministrative del giugno 2017 con 413 voti, che gli sarebbero stati procurati in parte dai componenti del “paracco” di Rosario Pace. Una intercettazione a testimonianza di ciò: “… si vota fino alle 11 e poi contiamo… … porta un normografo per un analfabeta… …minimo 450 voti deve prendere… …alla sezione 10 siamo avanti… …tutti li devo tagliare quelli che non rispondono…”. E poi, altro impegno del clan Pace: la politica regionale. E in tale ambito sarebbe stato offerto sostegno elettorale ad un inconsapevole onorevole eletto all’Assemblea regionale siciliana con l’aspettativa di ricevere favori. E poi le assunzioni pubbliche e le richieste di interessamento. Un’intercettazione a testimonianza di ciò: “…hanno telefonato per confermare nome e cognome… …fai arrivare il curriculum…”. Infine, l’assistenza alle famiglie degli affiliati malati o detenuti, inclusi interessamenti per visite mediche attraverso la distribuzione di somme di denaro.
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