La Valle dei Templi è un'area archeologica della Sicilia caratterizzata dall'eccezionale stato di conservazione e da una serie di importanti templi dorici del periodo ellenico. Corrisponde all'antica Akragas, monumentale nucleo originario della città di Agrigento. Oggi è parco archeologico regionale. Dal 1997 l'intera zona è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità redatta dall'UNESCO. È considerata un'ambita meta turistica, oltre ad essere il simbolo della città e uno dei principali di tutta l'isola. Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è il sito archeologico più grande del mondo. Nel 2011 è stata visitata da 583.465 persone. La nascita della polis agrigentina è legata allo sviluppo della polis Gela: la città, infatti, fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che bagna il territorio. Fu una delle principali città del mondo antico, centro urbano importante sia economicamente che politicamente. L'insediamento fu protetto nel VI secolo da un sistema difensivo, consistente in un circuito di mura che sfruttava le caratteristiche topografiche del luogo, costituito dal pianoro su fianco di colline che dominavano il litorale e di cui la "valle dei templi" occupava il margine sud e non costituiva l'acropoli, localizzata invece più a monte, in corrispondenza del nucleo medievale dell'attuale città. L'espansionismo militare di Akragas ebbe particolare impulso al tempo del tiranno Terone (488-473 a.C.) e della vittoria sui Cartaginesi. Seguì un periodo di rivalità con Siracusa. I grandi templi, costruiti nel V secolo, testimoniano comunque la prosperità della città. Dopo il saccheggio da parte dei Cartaginesi, nel 406 a.C., seguì un periodo di decadenza della città, che comunque fu ricostruita. Dal 262 a.C. Agrigento entrò nel dominio romano, restando tuttavia una città importante. A partire dal VII secolo la città si impoverì e si spopolò ed il centro urbano si ridusse alla sola collina dell'acropoli, venendo così abbandonate sia l'area urbana, che la zona dei templi. Il 10 ottobre 2016 parte una campagna di scavi sull'ipotesi del ritrovamento del teatro greco dell'antica Akragas.[3] Il 4 novembre dello stesso anno arriva la conferma sul rinvenimento del teatro ellenistico posizionato poco a sud rispetto al quartiere romano e al Museo Archeologico. Sul lato occidentale della città si conservano i resti delle Porte VI e VII, la prima probabilmente con porta e controporta al centro di una valletta attraversata da una strada diretta forse ad Eraclea, la seconda guarnita da due torri e, a valle, da due poderosi baluardi esterni, il primo dei quali è spesso oltre quindici metri, un sistema di difesa avanzata noto anche altrove nel mondo greco, e in Sicilia a Camarina. Più a nord sono i resti delle Porte VIII e IX, travolti dall'incivile speculazione edilizia, iniziata già nel dopoguerra e proceduta sistematicamente sulla pendici della Rupe Atenea, malgrado il tragico crollo di pochi anni or sono, che sollevò le proteste dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale. Verso ovest sono i resti della Porta V, di tipo sceo, difesa da un torrione del IV secolo a.C. sul lato destro; il vano della porta e della controporta è occluso da blocchi di caduta, mentre oltre la porta sono in luce vasti tratti caduti della fortificazione, originariamente difesi da torri quadrate. All'estremità ovest dell'area su cui sorge il Tempio della Concordia, nel giardino di Villa Aurea si trova una parte della necropoli tardo-antica ed alto-medievale, in parte ricavata in antiche cisterne, di cui sono ancora conservati numerosi altri esempi. Notevoli due ipogei, uno ad ovest dell'ingresso, con le pareti munite d'arcosoli e il pavimento di fosse sepolcrali, ed un altro presso l'angolo sud-est della casa del custode, con un ambiente illuminato da un pozzo di luce nel soffitto e due cripte sottostanti. Altre tombe a fossa sono visibili sulla via dei Templi, con strada centrale che conduce alle cosiddette grotte Fragapane, uno dei più notevoli esempi catacombali della Sicilia, databili come impianto al IV secolo d.C. Un lungo braccio orientato perfettamente nord-sud collega la necropoli sub divo (all'aperto) all'ipogeo, con una successione di due rotonde con oculi nel soffitto. Sul corridoio e sulle rotonde si aprono loculi e cubicoli sepolcrali, mentre altri ambulacri conducono a settori laterali più o meno regolari, e ad altre due rotonde ad ovest, con sepolture in loculi, fosse, arcosoli e sarcofagi.
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Area archeologica di Agrigento
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