La tromba suona in piazza della Repubblica, nello spicchio di verde dove dal 2021 è stato posta la grande lapide in marmo che ricorda e commemora i martiri delle foibe. Suona per le migliaia di vittime gettate nelle voragini carsiche dai partigiani jugoslavi tra il 1943 e il 1945 e per gli oltre 350mila esuli della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Una cerimonia breve ma sentita, a cui hanno preso parte le istituzioni comunali e regionali, ma anche il ministro Matteo Salvini.
Ma il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, e non è la politica a dover stare al centro dell’attenzione, quanto piuttosto coloro che tutto l’anno, e non solo in questa data, portano avanti il ricordo e la testimonianza. Come Piero Tarticchio, ideatore del monumento di piazza della Repubblica e lui stesso esule istriano, che nel ’47 abbandonò la sua casa sotto le minacce dei partigiani di Tito, perdendo nelle foibe sette familiari.
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