Il Crocifisso di Prospero Antichi detto il Bresciano fuso da Paolo Sanquirico per la Cappella Sacchetti
Crucifix , bronze cast after model by Prospero Bresciano, 1624
"the best model he ever made" (Baglione)
Chiesa di San Giovanni Battista de’ Fiorentini, Roma
Paolo Sanquirico
(Villa di San Quirico, Parma, 1565 - Roma 1630)
Lorenzo Principi, Le occasioni di Prospero Bresciano in età barocca
La cappella Sacchetti in San Giovanni Battista de’ Fiorentini a Roma, decorata tra il 1622 e il 1623 da Giovanni Lanfranco con gli affreschi della cupoletta, dei pennacchi e delle lunette raffiguranti Storie di Cristo e le due grandi tele laterali con il Cristo portacroce e il Cristo nell’orto, è certamente uno dei luoghi più rappresentativi del Barocco romano. Tuttavia entro lo spazio dell’altare centrale campeggia un grandioso Crocifisso in bronzo dalle proporzioni sottili e slanciate, fuso secondo Giovanni Baglione dal parmigiano Paolo Sanquirico tra il 1622 e il 1624 utilizzando un modello di memoria michelangiolesca concepito alla fine del Cinquecento da Prospero Antichi detto il Bresciano (Baglione 1642, p. 43; Ostrow 1998), scultore attivo tra Siena e l’Urbetra tra il 1574 e il 1593
(Angelini 2012; Ostrow 2006 [con bibliografia precedente]), ricordato come protagonista di importanti imprese sistine quali la Fontana dell’Acqua Felice di Termini (1585-1590) e la cappella di Sisto V in Santa Maria Maggiore (1587-1588).
La storia del Crocifisso Sacchetti principia negli anni della prima decorazione del Gesù di Roma: secondo le parole di Baglione e i documenti pubblicati da Pio Pecchai (1952, pp. 96-98), infatti, il modello originario fu ideato dal Bresciano per il cardinale Giacomo Savelli tra il 1587 e il 1593. Sia lo scultore che il mecenate tuttavia non riuscirono a vedere l’opera compiuta che dalla cera originaria doveva essere fusa da Ludovico Del Duca, fratello del più noto Jacopo e già collaboratore di Prospero nell’impresa dell’Obelisco Vaticano (1587 ca.; P. Pietraroia in Madonna 1993, p. 405 cat. 3). Il bronzo per i Savelli non fu mai realizzato, tuttavia dall’originario modello del Bresciano fu tratto, come già ricordato, il Crocifisso Sacchetti fuso molto più tardi dal Sanquirico (Ostrow 1998, pp 43-44), virtuoso autore anche del Paolo V bronzeo in Santa Maria Maggiore (1619-1620).
È dunque nell’opera di Michelangelo che va individuata la genesi del prototipo del Bresciano creato sulla base dell’immagine cristologica della tarda attività michelangiolesca (Rovetta 2011, passim). Lo dimostrano l’estraneità del bronzo Sacchetti dal Crocifisso realizzato dallo stesso Prospero a Siena per l’Oratorio della Santissima Trinità (1574-1578) prima dell’arrivo a Roma e la vicinanza con le raffigurazioni di Cristo di Jacopo Del Duca, fedele traduttore delle ultime invenzioni del Buonarroti, in particolare come si vede nella Crocifissione del celebre Tabernacolo nella Certosa di Padula (Gómez-Moreno 1936; Malgouyres 2011).
(...)
La poco indagata carriera di questo abile fonditore offre interessanti spunti per indagare i rapporti con alcuni protagonisti della scultura Barocca, quali Camillo Mariani (De Lotto 2009, passim), Orfeo Boselli e Francesco Mochi (Favero 2008, passim). . È questo quindi un ulteriore episodio della fortuna seicentesca delle invenzioni di Prospero Bresciano che fa da contraltare all’arcinota sventura del Mosè di Termini, da sempre, come ha messo in luce Steven Ostrow (2006), emblema del suo fallimento scultoreo. Ed anzi rappresenta la massima sublimazione della dicotomia tra le figure di scultore e di modellatore. Se da una parte con il Mosè abbiamo l’esempio della sconfitta artistica, dall’altra con il Crocifisso Sacchetti e le sue repliche grandi e piccole siamo di fronte ad un fortunato episodio di reiterazione di un modello cinquecentesco che, prendendo le mosse all’inizio degli anni Novanta del XVI secolo, giunge ancora fresco alla metà del Seicento confermando le parole di Vincenzo Giustiniani il quale ricordava:
“e questa professione di fare bene i modelli, ancorché sia tanto congiunta con la scultura, riesce talvolta molto lontana; perché si vedono tali persone che modellano squisitamente, che nel mettere una statua in opera si perdono, e danno nelli spropositi.” (Giustiniani, ed. 1971, p. 71).
* Lorenzo Principi, Le occasioni di Prospero Bresciano in età barocca
Il presente testo è un estratto di un articolo in corso di pubblicazione.
vedi testo completo con relativa bibliografia in
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per approfondire in lingua inglese vedi
Paolo Sanquirico: - a Forgotten virtuoso of Seicento Rome By Steven Ostrow
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