BORDELLO DI MARE CON CITTÀ
di Enzo Moscato - regia Carlo Cerciello
personaggi e interpreti:
Assunta - Fulvia Carotenuto
Madamina - Cristina Donadio
Cleò - Ivana Maione
il giornalista - Enzo Moscato
Betti - Sefora Russo
il Cardinale - Lello Serao
Titina - Imma Villa
scene Roberto Crea
costumi Alessandro Ciammarughi
suono Hubert Westkemper
musiche originali Paolo Coletta
luci Cesare Accetta
aiuto regia Walter Cerrotta - Aniello Mallardo
assistente scenografo Michele Gigi
assistente ai costumi Concetta Nappi
direttore di scena Mimmo Pirolla
macchinista Mariano Giamè
realizzazione scene Retroscena
realizzazione costumi Costumi d’Arte
trucco Vincenzo Cucchiara
foto di scena Andrea Falasconi
progetto WEB Angelo Cannatà
segreteria di produzione Deborah Frate
produzione e amministrazione Alessandro Mattias
ufficio stampa Renato Rizzardi
consulente per l’organizzazione Natalia Di Iorio
una produzione ELLEDIEFFE e TEATRO ELICANTROPO
riprese video The Pack Studio [ Ссылка ]
Per un teatro dell’eresia permanente.
In direzione ostinata e contraria.
Seguire un filo invisibile e misterioso, un filo rituale e irrituale, uno sguardo oltre ciò che vediamo o che siamo assuefatti a vedere, uno sguardo dentro le nostre stesse vene, che scorra con il sangue fino alla verità, fino all’estremo teatrale. Brecht e Artaud lo hanno teso, questo filo, nel ‘900, indicandoci, ad esempio, il superamento della struttura logica del testo, per spingerci ad una visione poetica della parola, ad una sorta di polifonia funzionale allo spiazzamento dello spettatore, costretto a ragionare per immagini, sensazioni, concetti eterogenei. Per conoscere, dunque, il sud che scorre dentro di noi, oltre le fredde nebbie della “struttura”, della “programmazione”, del rassicurante “io produttivo”, dobbiamo rintracciare quel filo invisibile e misterioso che si chiama “teatro”. Non sarà facile, smarrito com’è tra le certezze algoritmiche del potere e le esigenze disperate della sopravvivenza creativa. Ho scelto il genio drammaturgico di Enzo Moscato, come bussola per questo viaggio allo stesso tempo archetipico e iconoclasta. Il viaggio, in verità, per me è cominciato da quando Moscato fece irruzione nella scena teatrale partenopea e nazionale, indicandomi un altro sguardo teatrale, uno sguardo eretico, non convenzionale, un grandangolo per guardare dove altri non avevano guardato, per riflettere sulle ferite, sulle faglie dolorose della mia città, eternamente sospesa tra vita e morte, tra luce e buio. Dopo aver messo in scena, di recente, i primi testi moscatiani, parlo di Signurì, signurì… e di Scannasurice, vorrei, dunque, continuare a seguire quel filo invisibile e misterioso tracciato dall’autore nei territori della ritualità teatrale, mettendo in scena Bordello di mare con città, in quanto quest’opera contiene in sé tutto il furore iconoclasta di Enzo Moscato nei confronti della linearità drammaturgica e costituisce il passaggio artaudiano dell’autore alla poesia, l’eresia teatrale per eccellenza. L’opera fu commissionata a Moscato alla morte dell’amico Annibale Ruccello, per sostituire quella che avrebbe dovuto scrivere e portare in scena lo stesso Annibale. In essa, perciò, Moscato lascia confluire e scorrere con furia il dolore per la morte dell’amico e al tempo stesso tutto il disagio e il disappunto per essere costretto forzatamente a scrivere ancora una storia, l’ultima lineare per il teatro. Il testo di Bordello di mare con città, dunque, appare spaccato in due metà totalmente diverse tra loro nello stile drammaturgico. La prima parte vede il dipanarsi di una storia tra i sei personaggi che animano l’interno di un bordello, trasformato nel luogo di culto e dei presunti miracoli operati da Assunta una ex prostituta, mentre nella seconda parte la scena e la storia deflagrano in un delirio collettivo, monologato, visionario e metricamente strutturato, dove trionfa la morte, rappresentata al centro della scena dal cadavere di Betti, la figlia dodicenne di Titina un altro dei personaggi della storia. Betti è Napoli, ma è anche Annibale Ruccello e la sua morte violenta è sì la morte dell’innocenza e del futuro di un’intera città, ma è anche la fine di un modello teatrale, di un modo di scrivere e di concepire il teatro. Bordello di mare con città è, dunque, un esempio di teatro rituale nel solco di quella linea artaudiana e kantoriana insieme, che impronterà in seguito tutta la scrittura di Moscato. Carlo Cerciello
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