Pistoia, officina di treni, celebra il suo passato con una giornata dedicata alla memoria, mettendo sui binari la Storia per chi vorrà e saprà custodirla come ricchezza da consegnare ad ignoti, forse gli extraterrestri che già dimorano tra noi.
I treni dei bei tempi andati, dei ricordi d’infanzia, dei racconti, dei libri, delle cartoline d’epoca e dei vecchi film, dalla pellicola rigata ed ingiallita, riposano sui binari morti della vecchia stazione, abbandonati, consegnati alla ruggine come monumenti alla resistenza.
Tra loro sto bene, passo il tempo, medito l’ora del giorno in cui il sole li tocca, la luce azzurra e spirituale del mattino che dalla ruggine trae speranza di vita eterna, la luce piena, senza ombre, del mezzo giorno, che rivela in serenità il senso delle cose, la luce del tramonto che con enfasi li indora e riscalda, mentre cresce l’ombra tra gli ingranaggi bloccati da un silenzio più grande, dramma e pacificazione di vagabondaggi e ispirazioni.
Attraversare i binari non è come attraversare una strada, si fa di fretta, con inquietudine.
Attraversare una strada è ordinario atto quotidiano che non pone domande.
Le auto sono animali domestici, tenuti al guinzaglio.
Il treno no, il treno è un’altra cosa: il treno non si ferma, il treno è un DESTINO.
Il treno è entità inconscia, esce da gallerie come da sogni, silenziosamente, con la sinuosità di un serpente mitologico, annunciato da presagi e un leggero tremore del terreno, come al formarsi di una valanga. Si avvicina dissimulato, senza movimento, crescendo contro il cielo e, all’improvviso, incombe con la sua massa scura in un vortice d’aria e clangore di acciaio, senza vederci, senza curarsi di noi, senza rallentare la corsa: in testa, la locomotiva, pesante come una montagna, potente, oscura, determinata, impassibile…dietro, il suo corpo segmentato, interminabile come un anno di giorni uguali, fino all’ultimo vagone che trascina dietro sé la polvere del tempo e il nostro sguardo ipnotizzato, rapito in contemplazione astratta, venata di malinconie: ANDARE…
…E dove, all’infinito, si incontrano le rette parallele, il treno si perde, svanisce. Restano i binari, muti, solitari, vincolati ad assi di legno posti a intervalli di passi d’uomo, come un invito a seguire: misurano le distanze in metri, il tempo in secondi, il lunghissimo tempo dell’attesa, l’ordinario tempo presente …che veste alla moda.
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Musica: Necessary Road - St. Mud Avenue
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