TERAMO - In provincia di Teramo possiamo vantare una serie di monumenti storici, fortezze e castelli, eredità del Regno di Napoli.
Ai piedi del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga troviamo su di uno sperone roccioso la maestosa Fortezza di Civitella del Tronto, in posizione dominante sulle vallate del Vibrata e del Tronto, a ridosso dell'antico confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie.
Con i suoi 500 metri di lunghezza, 600 di altitudine ed un’estensione di 25.000 metri quadrati, la Fortezza di Civitella è una delle più grandi ed importanti opere di ingegneria militare d'Europa. La rocca aragonese venne trasformata tra il 1564 e il 1576 da Filippo II d’Asburgo, re di Spagna, dopo l’eroica resistenza dei civitellesi contro le truppe francesi guidate dal Duca di Guisa, infatti all’epoca la fortezza era circondata da un fossato, su cui si abbassava un ponte levatoio.
Civitella del Tronto e la fortezza hanno subito numerosi assedi, nel 1734, dagli Asburgo passò ai Borboni che migliorarono la struttura con importanti modifiche e si opposero valorosamente all'attacco dei francesi nel 1806. L’ultimo assedio avvenne nel 1861, quando la fortezza di Civitella divenne l’ultima roccaforte borbonica ad arrendersi all’esercito di Vittorio Emanuele II.
Dopo il 1861 la Fortezza venne lasciata in abbandono, oggi la sua struttura è completamente visitabile, grazie ad un importate intervento di restauro curato dalla Soprintendenza di L'Aquila tra il 1975 ed il 1985.
All'interno della Fortezza è visitabile il Museo delle Armi e delle mappe dove sono conservate armi e mappe a partire dal ‘400 in poi.
Nel Borgo si trova il Museo Nina di Arti creative tessili dove si trovano veri e propri capolavori di moda internazionale, opere d’arte in tessuto, cucito e ricamo: oggi, grazie a tante donazioni ricevute, il museo espone più di 3000 pezzi.
Addentrandosi nella zona Parco sui monti della Laga, vicino Macchia da Sole, una piccola località del comune di Valle Castellana, troviamo le rovine di Castel Manfrino, che prende il nome dal re svevo Manfredi, che lo fece costruire per difendersi dalle continue incursioni dei feudatari guelfi di Ascoli.
Nel 1266 Manfredi venne sconfitto da Carlo I D’Angiò, che s’impadronì del castello e lo rafforzò. Seguentemente il castello passò nelle mani dei francesi fino al 1400, dopodiché venne abbandonato definitivamente in quanto le sue fortificazioni non vennero adeguate agli attacchi causati dalle nuove armi a polvere da sparo, come invece avvenne per la fortezza di Civitella. Giancarlo Pierannunzi
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