Mario Melazzini torna a guidare la sanità lombarda, anche se in qualità di direttore generale e non in quella di assessore, ruolo ricoperto negli anni di Formigoni. Ancora non c’è l’ufficialità, ma quello che ha scosso Palazzo Lombardia è un vero terremoto, dopo la decisione dell’assessore Guido Bertolaso di sostituire l’attuale dg della sanità Marco Cozzoli, nominato appena nove mesi fa.
Come già accaduto con il suo predecessore, Giovanni Pavesi, anche nel caso di Cozzoli i rapporti con Bertolaso sembrano aver giocato un ruolo chiave: si parla infatti di una mancata sintonia tra i due sui dossier recenti più caldi, come la mazzata della Corte dei conti sulla sanità lombarda o la ricerca di infermieri stranieri per le carenze di personale.
Sta di fatto che la decisione ha scatenato reazioni politiche piccate, e non solo tra le opposizioni. Nel centrodestra, e in particolare in Fratelli d’Italia, si critica la mancanza di un passaggio politico. Il governatore Fontana però, difende la scelta.
Ma la poltrona dirigenziale in questione sembra essere diventata rovente: Melazzini sarà infatti il quinto direttore generale della sanità in sette anni. Una situazione che ovviamente scatena le reazioni del centrosinistra.
“Questi continui cambi – afferma il consigliere regionale del Pd Carlo Borghetti – dimostrano l’incertezza e la confusione in cui si trova la sanità lombarda, su cui peraltro si paventa un ritorno al passato, all’epoca formigoniana, segno che questa maggioranza non ha né idee per governare adeguatamente la Lombardia”.
Melazzini, medico pavese, esponente di CL e stimatissimo da Bertolaso, è stato coinvolto nei mesi scorsi nell’inchiesta sul centro Nemo in Sicilia a Messina, struttura per la cura delle malattie neurodegenerative gemellata con il Niguarda di Milano, di cui – lo scorso gennaio – Melazzini era stato nominato direttore sanitario dallo stesso Bertolaso.
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