Secondo i calcoli dei Carabinieri, che hanno spulciato gli ultimi vent’anni, avrebbe vissuto con un reddito di circa 500 euro al mese, ma in realtà possedeva beni per circa un milione e mezzo di euro. Nel mirino, ad Andria, è finito il 65enne Matteo Albano, detto “u nguacchius”, già condannato a 6 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso con sentenza passata in giudicato, nell’ambito dell’operazione “Castel del Monte” (conclusasi nel novembre 2006 con l’arresto di 76 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso ed associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti). Secondo gli investigatori, nella duplice consorteria criminale dei clan “ex Pastore” e “Pesce-Pistillo”, Matteo Albano avrebbe assunto il rango di esponente apicale del clan contrapposto ai “Pesce-Pistillo” dopo l’omicidio di Agostino Pastore, avvenuto a Andria nel 2000. I Carabinieri hanno sequestrato all’uomo una villa, completa di arredi ed elettrodomestici, 11 appezzamenti di terreno, 3 appartamenti, un casolare di campagna, un autoparco, 6 veicoli, tra auto e moto, 9 conti bancari riconducibili all’intero nucleo familiare di Albano, per un valore stimato in circa un milione e mezzo di euro. I beni sono stati affidati a un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, non essendo prevista la facoltà d’uso neanche per i familiari, in attesa di essere gestito, come prevede la legge, dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la gestione dei Beni confiscati alla criminalità organizzata, che ha sede a Reggio Calabria.
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