È ritenuto il ras della droga allo Zen ma qualcuno nell'ottobre scorso lo aveva accoltellato e poi gli aveva sparato. A distanza di 7 mesi la squadra mobile ha risolto il tentato omicidio di Kheimas Lausgi, conosciuto allo Zen col nome di Gabriele Alì.
Gli agenti hanno eseguito due misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della procura, nei confronti di Vincenzo Viviano e Vincenzo Maranzano, ritenuti responsabili, in concorso, del tentato omicidio. Sono entrambi pregiudicati. Lausgi dopo l'agguato finì in coma ma si salvò.
Il nome di Lausgi era balzato alle cronache per un sequestro importante. Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza gli notificò un maxi sequestro di beni e gli vennero tolte due ville tra Palermo e Carini. I soldi della droga li aveva riciclati in un tesoretto che vale 600 mila euro.
Pochi giorni dopo un altro tentato omicidio scosse lo Zen. Benedetto Moceo venne ferito da un colpo di arma da fuoco sparato dal figlio Calogero, poi arrestato. I poliziotti si resero conto di trovarsi davanti a conflitti tra bande dello spaccio.
Dalle indagini è emerso che gli spacciatori, principalmente, fanno riferimento ai singoli padiglioni che
compongono il quartiere anche per tutti gli affari sporchi della zona.
Il tentato omicidio di Lausgi è scaturito proprio per un conflitto tra due gruppi rivali: quello che fa riferimento a lui e l'altro ai due arrestati di oggi. I gruppi che vanno affermandosi all’interno dello Zen sono prevalentemente composti da ragazzi molto giovani e spregiudicati provenienti da realtà difficili e, in alcuni casi, con dei collegamenti o parentele con appartenenti a Cosa Nostra (repubblica)
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