Liturgia del giorno: Is 40,1-11; Sal 95; Mt 18,12-14
La notizia più antica su questo santo, al di là delle vite posteriori leggendarie, risale al secolo VI; sappiamo che era nato a Pàtara (Turchia meridionale) e che l’omonimo zio Nicola, vescovo di Mira, lo ordinò prete e lui, dopo aver distribuito l’intera eredità ai poveri, fu capo di un monastero fondato dallo stesso zio. Al ritorno da un viaggio in Terra Santa, fu consacrato vescovo della sua città. Sottoscrisse a Nicea nel 325 la fede nella divinità di Cristo, proclamato consustanziale al Padre. Sarebbe poi stato imprigionato e torturato per la fede durante la persecuzione di Galerio (nel 350 circa) e sarebbe morto all’età di 65 anni nel 345 o 350. Le successive leggende lo presentano come un grande taumaturgo che liberò tre ufficiali imprigionati ingiustamente da Costantino; rese possibile il matrimonio di tre giovani povere condannate alla prostituzione, facendo scivolare dalla finestra della loro casa la dote in monete d’oro; risuscitò tre giovani e liberò dei marinai che stavano naufragando. Nel secolo XII nacque la consuetudine del san Nicola che, alla vigilia della sua festa, regala dolciumi ai bambini; ma già nel secolo IX, nel nord della Germania, il folklore pagano aveva sostituito a san Nicola “l’uomo di Natale”, fino a mutarne, in terra anglosassone, il nome in “Santa Claus”, identificato poi da noi col vecchio “Babbo Natale”. Nell’XI secolo il suo destino si incrociò con quello di Bari: 62 marinai in missione ad Antiochia di Siria, sulla via del ritorno irruppero nella chiesa di Mira (la città era stata da poco occupata dai turchi) e si impadronirono delle reliquie del santo, giungendo a Bari il 9 maggio 1087. Tutta l’Europa venne a conoscenza dell’evento, che gode di un’ampia documentazione conservata nell’archivio della basilica di san Nicola. L’enorme popolarità del santo ha fatto sì che giungano a Bari pellegrini da Occidente e dall’Oriente: quello russo ortodosso, ad esempio, è divenuto oggi frequentissimo, addirittura quotidiano.
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