La letteratura in tema di leadership è pressoché sconfinata e ricca di teorie spesso confuse e contraddittorie, tutte orientate a “spiegare” il fenomeno della capacità e dello stile di comando e a “insegnare” l’arte della leadership.
Pensa che su Amazon, la parola leadership restituisce oltre 20mila risultati tra i libri in italiano e quasi 80mila tra i libri in lingua inglese, un’enormità. Dunque se mi avesse anche soltanto sfiorato l’idea di proporre una teoria innovativa sulla leadership sarei un folle. Posso però proporti spunti di riflessione, stimoli di miglioramento sui quali lavorare.
In tema di leadership, ogni autore ha le sue definizioni all’interno delle quali cerca di imbrigliare un leader: narcisista, divorante, aggressivo, ossessivo, trasparente, infantile, assertivo, proattivo…
Io stesso, in un libro scritto nel 2003 e dedicato alla quotazione in Borsa della Ferrari, di cui come forse ricorderai si iniziò a parlare a quell’epoca (il libro è tuttora in catalogo!), mi inventai una categoria e definii “istintiva” la leadership di Enzo Ferrari, il Drake, l’uomo duro, misantropo, dominatore e perfezionista (aveva persino creato il “museo degli errori”), e misi a confronto il “modello Drake” con la leadership di Luca Cordero di Montezemolo, il leader più vincente di sempre alla Ferrari, che alla guida del Cavallino riuscì a creare il gruppo, diventando il “leader dei leader”, così venne definito, ossia il protagonista della svolta verso l’eccellenza della casa di Maranello.
Pensa che di leadership se ne parla da oltre 2500 anni. Il filosofo cinese Lao Tzu, il fondatore del Taoismo, scrisse che «Il cattivo leader è colui che la gente disprezza. Il buon leader è colui che la gente rispetta. Il grande leader è colui che fa sì che le persone dicano “l’abbiamo fatto noi”».
Ecco, in quel «l’abbiamo fatto noi» c’è tutto il vero senso della leadership. Nel mio ultimo libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”, spiego che sport e vita sono le facce opposte della stessa medaglia. Negli sport individuali, un atleta è leader anche quando non vince, se si complimenta con il vincitore e gli dice “Oggi sei stato più bravo, ma la prossima volta toccherà a me”. Nelle discipline di squadra, invece, il leader è colui che pur sapendo di essere il più forte si preoccupa di motivare e di stabilire con i propri compagni relazioni solide e di fiducia, creando giorno dopo giorno quella che viene definita “cultura di squadra”.
Per questa ragione, se il leader di una squadra vincente dovesse dire “IO” al posto di “NOI”, prendendosi tutto il merito di un successo raggiunto, svanirebbe immediatamente l’incantesimo. Alla stessa stregua, nel mondo delle imprese diventa leader colui che è in grado di far propria la “cultura d’azienda” e di creare una squadra vincente, assumendosi le responsabilità degli errori e condividendo i meriti dei successi.
Ho accennato a spunti di riflessione sulla leadership. Te ne propongo 12. […]
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