MONTE ZEBIO
Il monte Zebio, grazie alla sua posizione centrale, divenne un caposaldo di enorme importanza della linea di resistenza austriaca che (tra l'estate del 1916 e l'autunno del 1918) si snodava dalla Val d'Assa all'Ortigara, toccando il monte Colombara, i Granari di Boscosecco, i monti Forno, Chiesa e Campigoletti. Per tale motivo dopo il ripiegamento delle truppe a seguito del fallimento della cosiddetta Strafexpedition, lo Zebio venne attrezzato alla difesa con un complesso sistema di trincee, gallerie e postazioni in caverna creando una linea di difesa inespugnabile e di perfezione costruttiva che costituisce, ancor oggi, un esempio dell'ingegno e del lavoro umano nella trasformazione di un'altura in apparenza insignificante in un vero e proprio caposaldo difensivo. Una fortezza naturale inutilmente attaccata dalle brigate Sassari, Milano, Pesaro, Piacenza, e dai reggimenti bersaglieri 5º, 9° e 14°.
Nel corso dell'estate del 1916 i reparti italiani (ed in particolare le brigate Sassari e Piacenza) attaccarono ripetutamente le posizioni austriache ancora in fase di realizzazione. Tutti gli attacchi ebbero tuttavia esiti infelici se si eccettua l'occupazione del pianoro semicircolare, posto sotto la quota 1706 (nei pressi dell'attuale rifugio dell'Angelo); avvenuta il 6 luglio 1916. Nel mese di ottobre gli italiani riuscirono ad occupare la quota 1603 detta "la Lunetta": posizione che verrà poi abbandonata, in seguito a contrattacchi austriaci, rimanendo "terra di nessuno". Sullo sperone roccioso della Lunetta, tuttavia, gli italiani realizzarono un piccolo osservatorio al quale era possibile accedere mediante alcune scale a pioli.
Durante l'autunno e l'inverno 1916-1917 entrambi gli eserciti intensificarono i lavori di difesa delle posizioni procedendo anche alla costruzione, al di sotto della Lunetta, di alcune gallerie di mina e.contromina.
L'8 giugno 1917 alle 17.30, con due giorni di anticipo, scoppiava la mina italiana accesasi intempestivamente, forse per un fulmine, durante un temporale causando anche la deflagrazione della contromina austriaca. 120 soldati italiani persero la vita: a questi vanno aggiunti oltre quaranta ufficiali della brigata Catania che in quel momento stavano osservando dalla Lunetta le posizioni austriache in previsione dell'ormai imminente inizio dell'Azione "K" meglio conosciuta come la Battaglia dell'Ortigara. Gli austriaci approfittando dello sbandamento delle truppe italiane occuparono subito il cratere ed iniziarono a sistemare a difesa l'orlo meridionale in modo da impedire qualsiasi tentativo di attacco da parte italiana.
10 giugno 1917 dopo un intenso fuoco di preparazione delle artiglierie (che causerà numerose perdite anche tra le file italiane) i reparti italiani della brigata Pesaro (1/239), della Catania (I e II/145) e della Veneto (1/255 e poi 11/255) si lanciarono contro le posizioni austriache di casara Zebió Pastorile, di quota 1706 e della Lunetta. Tutti furono respinti dalle mitragliatrici austriache come pure gli assalti portati dalla brigata Sassari contro le posizioni di quota 1476. Il 19 giugno, durante la seconda ondata d'assalto, vi furono gravi perdite italiane e la sola 13 div. perse 1636 effettivi senza conseguire alcun successo. Nell'autunno 1917, a seguito del ripiegamento del fronte seguito alla rotta di Caporetto, i reparti italiani abbandonarono le posizioni dello Zebio che rimase così saldamente in mano austriaca fino alla fine della guerra.
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