A sinistra c’erano i socialisti, nel PSIUP e i comunisti
Essi avevano i loro punti di forza nel proletariato industriale e bracciantile e regioni settentrionali e nei mezzadri. I due partiti volevano un regime di democrazia popolare con la nazionalizzazione di industrie; la distribuzione delle imposte, consigli di lavoratori nelle aziende e l’eliminazione delle grande proprietà terriera con la riforma agraria.
Nei socialisti c’era l'anima riformista, con la corrente di Giuseppe Saragat e quella massimalista e operaista.
Il Partito socialista, ¬ che nella Resistenza fu secondario rispetto ai comunisti, aveva una forza ragguardevole anche per il prestigio sue tradizioni e legami con le socialdemocrazie europee. Più omogeneo ideologicamente e organizzativo il Partito comunista italiano (PCI) che per la centralità avuta nella Resistenza, era riuscito a rompere l'isolamento.
I comunisti erano diretti da Palmiro Togliatti un uomo politico intelligente, duttile e capace di ampie visioni generali
-Togliatti volle fare dei comunisti un “partito nuovo” radicato nella società italiana a base operaia e contadina ma aperto ai ceti medi. I comunisti non dovevano mirare a una rivoluzione proletaria ma alla “democrazia progressiva”: un rinnovamento graduale Stato e dell'economia con “riforme di struttura”, una società più giusta e favorevole a classi popolari.
La capacità operativa di questa impostazione era indebolita dalla “doppiezza” dei comunisti: il loro programma poggiava sulla trasformazione democratica della società, ma il fondamento ideale si identificava con la versione staliniana del leninismo e con l'esperienza sovietica. L'altra grande forza era la Democrazia cristiana (DC), interclassista e ispirata alla dottrina sociale cattolica
Per la proprietà privata, si presentava agli occhi degli imprenditori e ceti medi come baluardo contro la sinistra. I democristiani ebbero adesioni all'interno del mondo rurale e nei centri urbani dell'Italia settentrionale e meridionale. Nel sud attrassero i consensi dei gruppi e clientele legati alla grande proprietà fondiaria latifondista. La DC contò sull’appoggio di papa Pio XII, delle parrocchie e dell'Azione cattolica; e fu riferimento di molte donne
Vi furono organizzazioni vicine come Confederazione nazionale coltivatori diretti. La figura maggiore del partito cattolico nei primi anni del dopoguerra fu Alcide De Gasperi, formatosi della tradizione politica cattolica austriaca.
-Egli tutelava i valori religiosi ma anche l'autonomia Stato verso la Chiesa, la laicità e l'indipendenza suo partito dall’ingerenza della curia romana.
Il Partito liberale presieduto da Benedetto Croce, cercò di raggruppare i vecchi liberali prefascisti e di presentarsi come riferimento delle categorie imprenditoriali e dei ceti professionisti. Il Partito repubblicano, difensore dei valori laici democratici, conservò le sue zone della Romagna e della Sicilia
Emerse dalla Resistenza il Partito d'azione, che aveva portato all’Italia partigiana un valido contributo. Era antimonarchica e prevedeva il decentramento amministrativo, la nazionalizzazione monopoli, la riforma agraria. L’influenza sulla vita nazionale del partito, privo di massa diminuì rapidamente e si sciolse (1947).
Nel 1945 46 vi fu il movimento dell'”Uomo qualunque” dall'omonimo periodico del 1944 del commediografo Giannini. Fu un fenomeno transitorio ma di notevoli dimensioni; per il consenso nei ceti impiegatizi romani e la piccola borghesia del sud. Questi si riconoscevano nei temi demagogici come il rifiuto della politica, gli attacchi ai partiti antifascisti e ai comunisti. La contrapposizione dell'uomo della strada oppresso dalle tasse degli “uomini politici e l'elogio dello Stato che si limita ad amministrare.
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