[ Ссылка ] - Una svolta radicale, quella di Matteo Salvini e della Lega che, a sorpresa, ha abbracciato il governo Draghi senza se e senza ma, senza porre condizioni e, almeno ufficialmente, senza chiedere poltrone. Vero è che nelle ultime settimane, nei giorni dell'ultima, difficilissima, crisi di Governo, sono stati in molti a dire tutto e il contrario di tutto nell'arco di 24 ore, a volte anche molto meno, in un rimescolarsi di posizioni che non ha portato a niente, se non, alla fine, alla scelta di dare l'incarico a Mario Draghi da parte del Presidente della Repubblica. Un nome che è sceso come olio tra gl'ingranaggi di un motore bloccato, abbattendo quasi ogni resistenza. Almeno quelle dei partiti e dei loro leader. Ma la base leghista, quella che per anni ha seguito Slavini sul terreno dell'antieuropeismo, del sovranismo, dell'Europa matrigna dalla quale svincolarsi, ha capito la svolta del suo leader? E come l'ha presa, come l'ha vissuta, come la sta elaborando nei comuni del profondo nord dei leghisti della prima ora? Il racconto di Nicola di Turi e Dean Buletti fra Spirano e Pontida, paesi culla della Lega, dove le amministrazioni sono da decenni di un solo colore: verde.
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