Commento al Vangelo di Giovanni
Introduzione
La Quarta Domenica di Pasqua è universalmente conosciuta come “Domenica del Buon Pastore” ed è dedicata alla preghiera per le Vocazioni. "Io sono il buon pastore", afferma subito Gesù e con queste semplici parole ci dice che è Lui a "proteggerci" sempre, abbattendo contemporaneamente ogni nostra difesa, muro e barriera. Solo chi si sente protetto e custodito smette, infatti, di difendersi e di attaccare. Sotto lo sguardo di Cristo, sperimenteremo che abbandonare tutta l'esistenza all'Amore del Suo Cuore significa affidarla alle mani sicure di un tosatore che ci spoglia di ciò che non è essenziale, lasciando intatte le nostre anime e il nostro cuore, tutto ciò che in noi conta davvero.
Commento
"Il buon pastore dà la propria vita per le pecore, il mercenario, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge". C'è una differenza sostanziale tra il pastore e il mercenario: il pastore non tiene affatto conto della sua vita - che può offrire liberamente perché non la difende più - ma solo di quella delle pecore; non cerca nessun contraccambio, preoccupato solo che le sue "pecore" stiano al sicuro; il mercenario, al contrario, non si cura delle pecore, ma del guadagno che ne può ricavare, agisce per "dovere" e non per amore.
Noi siamo portati ad applicare nella quotidianità quasi esclusivamente la mentalità del mercenario: tutto per noi rientra nella logica del motto do ut des, ti do qualcosa solo per poter ricevere qualcos’altro in cambio. L'arrivo imprevisto del lupo rivela, però, a noi stessi chi siamo: pastori o mercenari. Le parole di San Vincenzo de' Paoli, il Santo della carità per eccellenza, che affermava che "le opere di Dio si fanno da sole", azzerano e sradicano la nostra triste mentalità mercenaria, che ci ripete che tutto nella vita ha un prezzo.
Noi fatichiamo a fidarci della totale gratuità di Cristo perchè non sappiamo che cosa essa sia, non siamo abituati a prenderla in considerazione dando, paradossalmente, più fiducia al mercenario che al pastore. "Sono io il custode di mio fratello?", risponde Caino, interrogato da Dio: è la frase che più spesso utilizziamo o pensiamo, ed è la perfetta scappatoia di chi non sa amare, di chi uccide disinteressandosi del prossimo solo perchè “la cosa non mi riguarda" o perchè " non è un problema mio!". Bisogna imparare, invece, a perdere la propria vita per poterla "riavere" in pienezza, ad avere un cuore che "sanguina" di amore per il prossimo, come quello di Gesù in Croce, un amore totale, ma soprattutto libero. Gesù, buon pastore, oggi ci fa capire fondamentalmente tre cose: è bello seguirlo perchè è l'unico che sa amarci davvero, in tutte le nostre sfaccettature; non cancella niente di noi, ma ci fa sentire pieni e così riconciliati e in pace con noi stessi; è bello seguirlo perchè non ci chiede mai nulla, non pretende nulla, ma dona la sua vita, il suo Corpo e il suo Sangue; è bello seguirlo perchè Gesù è l'unico, che così come offre la sua vita, la riprende, avendo perciò completo dominio sulla morte (esperienza che per eccellenza terrorizza l'uomo).
Abbandoniamo allora con coraggio la certezza che i lupi siano i più forti e che tutti siamo costretti dagli eventi e dal clima circostante ad imitare il loro stile di vita. Gesù, collocandosi tra le pecore che comprendono il linguaggio del pastore, collocandosi dunque fra noi e il lupo, ci invita e ci aiuta a discernere chi ci sta usando e che ci sta amando.
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